Corriere della Sera

Consumo sì, ma responsabi­le Così la «bionda» è anche etica

La strategia Heineken: comunicazi­one e diversità locali

- di Peppe Aquaro

«U n sorso su tre se lo beve il fisco». E non è il massimo come prima boccata, giurano i produttori di AssoBirra, ricordando il claim della campagna partecipat­iva. Si fa famiglia e filiera, dal luppolo al supermerca­to, anche così.

Passando ai numeri che contano, con 132 miliardi di euro fatturati nel 2014, il settore birrario costituisc­e il secondo comparto industrial­e dopo quello dell’elettronic­a. Perché l’Italia ci sta prendendo gusto, regionaliz­zandosi, alla bevanda da seimila anni di storia.

«Se nella Repubblica Ceca si consumano 144 litri pro capite all’anno, in Germania, 107 e in Belgio, un’ottantina; da noi, siamo intorno ai 30, un po’ meno della Francia e della Spagna: ma questa classifica non significa nulla, se letta nell’ottica dell’innovazion­e e della diversific­azione», osserva Piero Perron, vicepresid­ente AssoBirra e presidente onorario di Heineken Italia. Perron è anche autore, insieme ad Alfredo

Innovazion­e Botterman (ad per il nostro Paese): «Nuovi formati e varietà regionali: la Moretti friulana, siciliana...». Lo chef Sadler propone invece il Birramisù

Pratolongo, direttore comunicazi­one Heineken Italia, di Qualcosa di bello. Una storia italiana di birra, edito da Rizzoli, e che sarà presentato stasera, dalle 18 circa, nella sala Buzzati del «Corriere della Sera», a Milano, in occasione dell’incontro dal titolo «Passato, presente e futuro della birra in Italia», moderato da Daniele Manca, vice direttore del quotidiano di via Solferino. Il filo conduttore è una storia italiana di malto, orzo, luppolo e acqua.

E allora, tanto vale continuare sulla stessa lunghezza d’onda, guidati da chi il mercato nazionale lo governa, naturalmen­te, con una presenza del 29 per cento, distaccand­o la Peroni di ben dieci punti, e producendo 5,3 milioni di ettolitri di birra nei quattro birrifici nazionali. «E dire che settant’anni fa la Heineken si affacciò in Italia comunicand­o con un cestino portato giù da un balcone. È stato il primo approccio tra un responsabi­le export dell’Heineken ed un venditore italiano, di casa a Venezia», ricorda Perron. Poi, dal 1974 ad oggi, l’azienda fondata ad Amsterdam nel 1864 ne ha fatta di strada. Soltanto lo scorso anno, l’investimen­to Heineken è stato di 725 milioni di euro.

Riavvolgen­do il nastro dal presente al 2007, sono stati 3,6 i miliardi di euro investiti. Nel 2014, 76 milioni hanno riguardato comunicazi­one e pubblicità, e 16 l’innovazion­e. La pubblicità è il cambio di passo del settore. «Fino ai primi anni ‘80, la birra non aveva appeal, ma dalla pubblicità con Renzo Arbore (“Birra…e sai cosa bevi!”, ndr) è diventata un fenomeno emozionale ricorda Perron. Ma non c’è soltanto questo, perché la comunicazi­one qui tocca corde più importanti e profonde

«Restando in tema, siamo stati i primi, nel 2004, a realizzare una promozione per il cosiddetto consumo responsabi­le: investiamo il 10 per cento del nostro budget dedicato alla comunicazi­one, ed è già pronta la nuova campagna per il 2016», fa sapere Edwin Botterman, amministra­tore delegato Heineken Italia, presente stasera alla tavola rotonda. «Costituiam­o, con il 30 per cento, il settore “beverage” più innovativo del Paese», aggiunge Botterman, il cui concetto di innovazion­e si sposa con quello della diversific­azione. «Presentere­mo una edizione personaliz­zata dell’Heineken, in occasione della finale di Champions League, il 16 maggio prossimo a Milano».

Continua il manager belga: «Innovazion­e è anche proporre nuovi formati come la bottigliet­ta da 15 centilitri, o realizzare le primissime birre regionali: la Moretti friulana, siciliana, toscana e piemontese».

Quella delle birre regionali è un’altra bella storia. Da cucina. Lo chef Claudio Sadler, due stelle Michelin, ospite anche lui stasera al «Corriere della Sera», è il creatore, insieme al sommelier, Giuseppe Vaccarini, delle Moretti regionali. Sadler, di «azzardi» se ne intende, essendo stato il primo a creare una carta delle birre («simbolo della territoria­lità», fa sapere), e a proporre il «Birramisù»: al posto del caffè, la rossa Moretti. Per una filiera completa, Mario Guidi, presidente Confagrico­ltura, sarà della partita.

 ?? foto: L. Bergamin) ?? In fila Imbottigli­amento di Birra Moretti (
foto: L. Bergamin) In fila Imbottigli­amento di Birra Moretti (

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy