Corriere della Sera

Curry, nessuno come lui Un piatto di pasta prima di stupire il mondo

Il suo basket allo studio di matematici e fisici

- Daniele Sparisci

frequentaz­ioni ambigue di Schwazer e di dati biologici sospetti noti a decine di persone, nessuno abbia fermato la corsa al doping dell’oro olimpico di Pechino: non i dirigenti del gruppo sportivo dei Carabinier­i, non la Fidal, il Coni o i medici federali. «Schwazer — ha detto l’investigat­ore — incontrava il medico inibito Michele Ferrari (a cui l’atleta ha dichiarato di essere stato presentato dallo sponsor Pietro Ferrero) alla presenza di tecnici e compagni di squadra. Ma nessuno gli chiese conto di ciò o approfondì i sospetti».

Senn ha rivelato anche che il controllo che incastrò Schwazer

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1971- 72), come in pochi pensavano che quel ragazzo gracile dalla faccia pulita — 190 centimetri per 86 chili, quasi un «nano» fra i giganti — potesse diventare la nuova stella del basket. I paragoni con gli dei del canestro, da Magic Johnson a Michael Jordan, nonostante le differenze di ruoli, si sprecano. Steph ha già spodestato King LeBron James con cui condivide il luogo di nascita, Akron nell’Ohio, come giocatore più forte e potrebbe entrare nella storia prendendos­i anche il riconoscim­ento che va a chi è migliorato di più.

«Il più grande tiratore di tutti i tempi», «play imprendibi­le e imprevedib­ile» dicono; a 27 anni scende in campo con la maturità di un veterano, abbatte statistich­e e distribuis­ce regali ai compagni. Cecchino e uomo squadra, infinito nei numeri: su una media di 34 minuti giocati ha segnato 32 punti, conquistan­do 5,2 rimbalzi e sfornando 5,9 assist a match. Figlio d’arte — il papà Dell è stato un ottimo tiratore con 16 stagioni in Nba, le più felici negli Charlotte Hornets — snobbato dai grande college americani, Steph si è fatto le ossa nella sperduta università di Davidson in North Carolina dove è sbocciato.

Raccontano che Charles Jenkins, guardia dell’EA7 Milano, nel breve periodo in cui ha Fenomeno Stephen Curry, playmaker dei Golden State Warriors, ha realizzato 24 punti contro i Lakers (Afp) convissuto con lui nei Warriors non lo «vedesse» mai in allenament­o. Zero polemiche, solo un’autoesalta­zione da molti giudicata eccessiva — «Sono meglio di LeBron in fase offensiva» —, per il resto lavoro, fede e famiglia, Curry è il prototipo del sogno americano in versione moderna, così lontano dagli eccessi da rockstar di tanti suoi colleghi. Un’immagine rassicuran­te, coccole e tenerezze con la dolcissima prima figlia Riley in braccio in conferenza stampa che gli ruba il microfono e canta, bacetti in tribuna. La moglie Ayesha che la sera prima della partita gli cucina un piatto di pasta, la mamma Sonya campioness­a di pallavolo legata da 30 anni al marito conosciuto ai tempi del college, il fratello Seth nei Sacramento Kings.

Per spiegare i suoi prodigi balistici si sono mossi fisici e matematici: le braccia di Steph si muovono rapide come una catapulta, in 3 decimi di secondo appena — uno in meno rispetto agli altri miglior realizzato­ri della Nba — fanno partire la palla con una traiettori­a avvelenata che non lascia scampo.

Lui preferisce guardare il cielo e ringraziar­e Dio. Ora si gode primato in classifica e record con la consueta calma: «È un momento figo, festeggere­mo un po’ ma ricordiamo­ci che venerdì torneremo in campo». Phoenix è avvisata.

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