Curry, nessuno come lui Un piatto di pasta prima di stupire il mondo
Il suo basket allo studio di matematici e fisici
frequentazioni ambigue di Schwazer e di dati biologici sospetti noti a decine di persone, nessuno abbia fermato la corsa al doping dell’oro olimpico di Pechino: non i dirigenti del gruppo sportivo dei Carabinieri, non la Fidal, il Coni o i medici federali. «Schwazer — ha detto l’investigatore — incontrava il medico inibito Michele Ferrari (a cui l’atleta ha dichiarato di essere stato presentato dallo sponsor Pietro Ferrero) alla presenza di tecnici e compagni di squadra. Ma nessuno gli chiese conto di ciò o approfondì i sospetti».
Senn ha rivelato anche che il controllo che incastrò Schwazer
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1971- 72), come in pochi pensavano che quel ragazzo gracile dalla faccia pulita — 190 centimetri per 86 chili, quasi un «nano» fra i giganti — potesse diventare la nuova stella del basket. I paragoni con gli dei del canestro, da Magic Johnson a Michael Jordan, nonostante le differenze di ruoli, si sprecano. Steph ha già spodestato King LeBron James con cui condivide il luogo di nascita, Akron nell’Ohio, come giocatore più forte e potrebbe entrare nella storia prendendosi anche il riconoscimento che va a chi è migliorato di più.
«Il più grande tiratore di tutti i tempi», «play imprendibile e imprevedibile» dicono; a 27 anni scende in campo con la maturità di un veterano, abbatte statistiche e distribuisce regali ai compagni. Cecchino e uomo squadra, infinito nei numeri: su una media di 34 minuti giocati ha segnato 32 punti, conquistando 5,2 rimbalzi e sfornando 5,9 assist a match. Figlio d’arte — il papà Dell è stato un ottimo tiratore con 16 stagioni in Nba, le più felici negli Charlotte Hornets — snobbato dai grande college americani, Steph si è fatto le ossa nella sperduta università di Davidson in North Carolina dove è sbocciato.
Raccontano che Charles Jenkins, guardia dell’EA7 Milano, nel breve periodo in cui ha Fenomeno Stephen Curry, playmaker dei Golden State Warriors, ha realizzato 24 punti contro i Lakers (Afp) convissuto con lui nei Warriors non lo «vedesse» mai in allenamento. Zero polemiche, solo un’autoesaltazione da molti giudicata eccessiva — «Sono meglio di LeBron in fase offensiva» —, per il resto lavoro, fede e famiglia, Curry è il prototipo del sogno americano in versione moderna, così lontano dagli eccessi da rockstar di tanti suoi colleghi. Un’immagine rassicurante, coccole e tenerezze con la dolcissima prima figlia Riley in braccio in conferenza stampa che gli ruba il microfono e canta, bacetti in tribuna. La moglie Ayesha che la sera prima della partita gli cucina un piatto di pasta, la mamma Sonya campionessa di pallavolo legata da 30 anni al marito conosciuto ai tempi del college, il fratello Seth nei Sacramento Kings.
Per spiegare i suoi prodigi balistici si sono mossi fisici e matematici: le braccia di Steph si muovono rapide come una catapulta, in 3 decimi di secondo appena — uno in meno rispetto agli altri miglior realizzatori della Nba — fanno partire la palla con una traiettoria avvelenata che non lascia scampo.
Lui preferisce guardare il cielo e ringraziare Dio. Ora si gode primato in classifica e record con la consueta calma: «È un momento figo, festeggeremo un po’ ma ricordiamoci che venerdì torneremo in campo». Phoenix è avvisata.