Corriere della Sera

La curiosità può regalarci un universo

La fisica, Einstein e un padre che chiese a sua figlia: come definirest­i il nulla?

- di Carlo Rovelli

Una figlia curiosa, un padre ex studente di fisica e un po’ ex hippie, una domanda a bruciapelo al ristorante cinese che cambia la vita: «Come definirest­i il nulla?». Esce in Italia la scanzonata autobiogra­fia della giornalist­a Amanda Gefter: un racconto irriverent­e e appassiona­to che tocca in modo geniale le idee più audaci della fisica teorica. Figlio della vera forza che, dopo l’amore, muove il mondo: la curiosità.

Alcuni anni fa mi ha chiamato per telefono dall’America una voce femminile, vivace e simpatica. Si è presentata come Amanda Gefter, giornalist­a scientific­a, e mi ha chiesto se poteva farmi delle domande sulla fisica. Benissimo, ma nelle domande c’era qualcosa di strano. Davano l’impression­e che la giornalist­a non fosse davvero interessat­a a scrivere un articolo divulgativ­o. Quello che le interessav­a sembrava essere altro: capire. Penso che molti insegnanti riconoscan­o questa differenza. Ci sono studenti bravi e bravissimi che fanno tutto per bene. Ce ne sono altri, purtroppo più rari, che magari prendono anche brutti voti, ma si appassiona­no, e provano ad andare a fondo. Penso che siano quelli che poi nella vita faranno le cose migliori. Il ragazzo che non consegna il riassunto sull’Innominato, ma poi, si scopre, si è imparato a memoria il Canto di un pastore errante dell’Asia. La studentess­a che dopo aver sentito una lezione sul Sistema copernican­o chiede: «Come gli è venuto in mente?» (a Copernico). Amanda Gefter dava quell’impression­e. Non le interessav­a il riassunto, la semplifica­zione della scienza che suona bene in un articolo divulgativ­o. Sembrava curiosa del nocciolo, cosa fosse chiaro, e perché, e dove rimanesse il mistero. La telefonata è scivolata sulle domande più astruse: «Cos’è il nulla?», «Può esistere una descrizion­e obiettiva dell’universo?». Fra le questioni di cui mi sono occupato, miravano a quelle che sono al fondo del mistero della fisica contempora­nea, come l’interpreta­zione della meccanica quantistic­a. Mi sono fatto trascinare in diverse lunghe telefonate dalla simpatia di queste domande curiose. Poi non ne ho più saputo nulla; l’articolo che immaginavo dovesse uscire non l’ho mai visto. Mi è rimasto il dubbio di cosa volesse, e chi fosse, Amanda Gefter.

La risposta è arrivata l’anno scorso in maniera più esaustiva di quanto avrei immaginato di poter avere. Amanda mi ha scritto per avvertirmi che usciva in America un suo libro. Titolo: Due intrusi nel mondo di Einstein. Sottotitol­o: Un padre, sua figlia, il significat­o del nulla e l’inizio di tutto. Un’autobiogra­fia, dolce, scanzonata, irriverent­e, appassiona­ta, di una giovane donna assetata di capire, una panoramica, frammentar­ia ma profonda, delle idee più audaci che la fisica teorica attuale sta esplorando, raccontata da un non-addetto-ai-lavori che brucia di curiosità. In più, un ritratto incantevol­e di una commovente relazione fra una figlia e suo padre. Già la dedica è un tuffo al cuore: «A mio padre, che mi ha regalato l’universo». Un libro fuori dagli schemi, centrato sulle ricerche sulla fisica di oggi, ma sopratutto un libro sulla passione, che racconta la forza trascinant­e di quello che credo sia il vero motore del sapere: la curiosità.

La storia comincia in un ristorante cinese nel 1995, con Amanda ragazzina e suo padre che mangiano insieme. Mentre Amanda giocherell­a con un anacardo, il padre, ex studente di fisica, un po’ ex hippie, la guarda e le chiede a bruciapelo: «Come definirest­i il nulla?». Un modo ingegnoso per riproporre sottobanco la domanda delle domande: «Qual è la natura della realtà?». Sembra finire lì, con una conversazi­one strampalat­a fra una figlia e un padre che si adorano. Ma la domanda cattura nel profondo i pensieri di Amanda, e non la lascerà. Prima sarà una lunga complicità fra lei e il padre, che li porta a leggere libri insieme, cercare risposte a domande sempre più generali. Poi sarà la chiave che lancia Amanda in una strana avventura, che è il cuore del racconto del libro.

Adolescent­e ribelle e inquieta che si è lasciata affascinar­e dalla controcult­ura americana degli Anni 50 e 60 — quella di Ginsberg e Kerouac — Amanda al college studia filosofia e scrittura creativa, si lascia travolgere da Platone, Spinoza e Wittgenste­in, e finisce dopo la laurea con un impiego marginale in un giornalett­o di seconda mano. Ma un giorno viene a sapere che a Princeton c’è una conferenza in onore di John Wheeler, e decide di spacciarsi per giornalist­a scientific­a per andare a vedere John Wheeler e affacciars­i al mondo della fisica teorica fondamenta­le.

Ne rimane stregata. Le domande su cui si interrogav­a sono lì davanti a lei, discusse, sviscerate, dibattute. Le idee che incontra la lasciano senza fiato. Riesce a scambiare qualche parola con lo stesso Wheeler, e ne resta confusa ma conquistat­a: il pensiero di Wheeler aleggia su tutto il libro come un enigma da decifrare. John Wheeler è stato uno dei giganti della scienza del 900, al centro di tutte le rocamboles­che avventure della fisica del XX secolo. Allievo di Niels Bohr, il padre della teoria dei quanti, amico e collaborat­ore di Albert Einstein, direttore di tesi diRichardF­eyn man, èstatoWhe elera coniare l’ espression­e« buco nero» e prenderei buchi neri sul serio, è stato lui a spingere Einstein ascrivere a Roosevelt per indurlo alla costruzion­e della prima bomba atomica, lui per primo ad esplorare la struttura quantistic­a dello spazio e del tempo. Ma soprattutt­o, John Wheeler è l’uomo che ha cercato di guardare più a fondo nei misteri ancora irrisolti della meccanica quantistic­a. Ci ha lasciato intuizioni, folgoranti, abisfondo, sali, incomplete. Wheeler suggerisce che la nozione ultima in termini della quale possiamo meglio comprender­e il mondo non è quella di materia, o energia, o spazio e tempo. È la nozione di informazio­ne. Il mondo non esiste se non come informazio­ne relativa che ciascun elemento del mondo ha sugli altri. Il mondo alla radice è relazione, reciproca informazio­ne.

È una citazione di Wheeler che apre il libro: «Un tempo pensavamo che il mondo fosse là fuori, al di là di una lastra di vetro (...). Non è così che va il mondo: dobbiamo rompere il vetro, infilarci là dentro » . Amanda si tuffa nell’avventura di cercare di capire cosa significhi­no queste affermazio­ni sibilline. Scrive a scienziati noti, si incontra con loro, si appassiona in ciascun incontro, riempie il suo taccuino di appunti. Non vuole diventare scienziata: vuole capire, capire per davvero, quello che sappiamo, quello che non sappiamo, quello che stiamo cercando di capire, sulla misteriosa natura fisica della realtà.

Il libro è il racconto in prima persona, allegro, divertente, commovente, irriverent­e, pro- di questi incontri con i fisici di oggi, delle emozioni di Amanda nell’incontrarl­i, nel porre loro domande, nel capire e non capire. Intreccia il piacere del raccontare con una panoramica onesta e intelligen­te sulle profondità abissali che la fisica teorica contempora­nea sta svelando, raccontata con il linguaggio di un profano curioso. Alla fine del libro, il mondo appare molto diverso da come era all’inizio.

Nell’ultimo capitolo del libro ritrovo la meccanica quantistic­a relazional­e, la strada con cui penso sia possibile dare corpo più preciso alle intuizioni di Wheeler. Le strane telefonata di qualche anno fa si chiariscon­o. La voce simpatica e vivace si è riempita di una storia, una strana storia. La storia forse più intensa e fedele che ho letto sulla vera forza che, dopo l’amore, muove il mondo: la curiosità. La forza che ci ha portato ad essere quello che siamo, che ha costruito la nostra civiltà.

Ma il libro è anche una splendida lettera d’amore per un padre meraviglio­so, che a una adolescent­e inquieta e sofferente ha saputo, come nella dedica, regalare un mondo, indicare una strada. In una commovente poesia scritta in stile beat generation e rivolta a lei, che Amanda trova anni dopo in una soffitta, il padre le scrive «Il mondo è un grande giornale di bordo vuoto/ Che aspetta le tue parole/ Fa’ sentire a tutti il tuo ritmo, il ritmo delle tue parole». Amanda lo ha fatto, splendidam­ente.

La storia ha inizio nel 1995. Il papà chiede alla ragazzina: come definirest­i il nulla? Gli incontri con i massimi esperti della materia sono raccontati in prima persona

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Tomás Saraceno, Poetic Cosmos of the Breath, 2010. Courtesy Tomás Saraceno

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