Il Paese martoriato da violenze e malattie diventato protagonista per un giorno
La sfida dell’imam e dell’arcivescovo che visitano insieme i villaggi per cercare la riconciliazione
«Mia mamma cattolica, mio papà protestante, mia cugina che ha sposato un musulmano. Questo è il Centrafrica. Questa non è una guerra di religione». Suor Lidia Singania Pakola, missionaria comboniana, piange negli studi romani di Tv2000, mentre sullo schermo gigante il Papa parla ai bimbi di un campo profughi di Bangui. Almeno per un giorno, un Paese dimenticato e martoriato diventa il centro (non solo) di un continente. In 13 parole, ecco perché la Repubblica Centrafricana — grande due volte l’Italia, solo 5 milioni di abitanti — conta sulla mappa del mondo.
Cerniera
Incastonato tra Sahel e Africa subsahariana, il Centrafrica è un Paese-snodo di mondi comunicanti. Un laboratorio di convivenza, messo in crisi da un conflitto di potere che ha i contorni di scontro religioso.
Guerra
Nel 2013 la Seleka, le milizie provenienti dal Nord (maggioranza musulmana), prendono Bangui. Violenze e saccheggi colpiscono soprattutto i cristiani. L’ascesa di milizie antibalaka (anti-machete) mette in fuga la Seleka. Il 2014 è anno di vendette. Il 2015 non porta pace. Milizie e gruppi armati agiscono come bande criminali.
Disarmo
La missione Onu e la missione militare francese Sangaris non hanno portato sicurezza (i francesi, supportati dall’Ue, hanno dimezzato la loro presenza e sono meno di mille). Le armi sono ovunque. A Bangui una granata costa 1 euro, meno di un chilo di banane. Fiorisce l’industria di rapimenti lowcost: 230 euro il prezzo di un riscatto.
Voto
Il 27 dicembre 2015 è il giorno delle elezioni presidenziali, volute soprattutto dalla comunità internazionale. Speranze e incognite.
Natura
La Car è l’Amazzonia dell’Africa: una natura in gran parte incontaminata (gorilla di pianura, elefanti della foresta) sempre più minacciata. Una riserva che la Cop21 di Parigi non può dimenticare.
Paese fallito
La guerra ha dissolto le (poche) strutture e istituzioni. La Car resta divisa anche nel territorio: al Nord-Est le milizie ex Seleka, a ovest gli anti-balaka.
Rifugiati
In gran parte musulmani. Quasi mezzo milione fuggiti nei Paesi vicini (Chad, Camerun, Repubblica Democratica del Congo). Altrettanti sfollati all’interno del Paese. I ghettienclave musulmani ospitano 35 mila persone. Nel Paese 400 moschee sono andate distrutte nelle rappresaglie.
Sanità
Le Ong hanno difficoltà a «vendere» il Car ai donatori internazionali. Eppure l’emergenza si aggrava, sostiene Enrica Picco di Msf. Non fa notizia un Paese dove migliaia di bambini muoiono di morbillo, malaria e malnutrizione?
Religione
Il presidente Babanda, padre dell’indipendenza, fu il primo sacerdote cattolico del Paese. L’imperatore Jean-Bedel Bokassa si convertì all’Islam (come il successore Patassé) per blandire Gheddafi. I cristiani sono il 50%, i musulmani 15%, il resto animisti.
Riconciliazione
Ricostruire il tessuto sociale in Centrafrica è cruciale per l’intero continente. L’Africa subsahariana è per il 63% cristiana, per il 30% musulmana.
Gemelli ecumenici
Li chiamano «gli inseparabili» o «i gemelli». Sono il primo imam del Paese e l’arcivescovo di Bangui (a cui si unisce nel gruppo dei «tre santi» il pastore della comunità protestante). L’imam Oumar Kobine Layama viene da una famiglia cattolica (convertito da studente). Dieudonne Nzapalainga è cresciuto in una scuola con tanti musulmani. Il primo ha trovato rifugio dal secondo quando gli anti-balaka bruciavano le case musulmane. Negli ultimi anni visitano in tandem i villaggi.
Innamorato cocciuto
Oltre la luce di questo viaggio papale, l’orizzonte del CAR non è roseo. Suor Lidia, che davanti agli occhi ha l’immagine di un giovane che mangia la gamba di un uomo («ha ucciso mio padre») dice che il Dio dell’amore vince. L’International Crisis Group sottolinea l’importanza di garantire ai musulmani che «appartengono ancora a questo Paese». La riconciliazione, dice l’arcivescovo Nzapalainga, si raggiunge con «la costanza dell’innamorato cocciuto, che torna ai piedi dell’amata fino a quando lei non riconosce il suo sentimento».