«La Chiesa italiana non sia autoreferenziale, serve la svolta»
La Chiesa italiana ha bisogno di una «svolta seria» per attuare il «cambiamento» impersonato da papa Francesco, non può restare ferma: l’ha detto ieri il vescovo Nunzio Galantino, segretario della Cei, chiudendo a Verona il Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, in dialogo con i giornalisti Emilio Carelli di Sky Tg 24 e Luciano Fontana direttore del Corriere della Sera.
«Chiesa e realtà italiana» era l’argomento e Galantino non ha deluso l’attesa di chi lo conosce come un uomo dalla parola tagliente.
Non è mancato un accenno agli scandali ecclesiastici: «Se la Chiesa per troppo tempo non si muove, abituandosi a stare seduta, può accadere che atteggiamenti lontani mille miglia dal Vangelo appaiano normali. Lo stiamo vedendo in questi giorni».
Il cambiamento — ha detto ancora — «ha bisogno di una persona, papa Francesco, circondata da altre persone che lo favoriscano; altrimenti, anche in buona fede, si è di ostacolo
Le reazioni «Giusto lo smarrimento, ma poi mi stupirei se un religioso dicesse no alle parole del Papa» L’appoggio «Per il cambiamento occorre che Bergoglio abbia intorno persone che lo favoriscano»
al cambiamento». E «la Chiesa italiana non necessita solo di un pannicello caldo, ma di una svolta seria».
Interrogato sulle resistenze che il Papa incontra sia in Vaticano sia tra i vescovi italiani, Galantino ha risposto con severità: «Francesco non sta proponendo un cambiamento che si possa interpretare solo con parametri sociologici o antropologici: il suo unico parametro è il Vangelo. Mi preoccuperei se un sacerdote o un vescovo, dopo il primo anche comprensibile smarrimento, continuasse a dire no alle parole del Papa: ci sta dicendo solo Vangelo».
«Temo le sostituzioni di una struttura con un’altra struttura», ha detto in risposta a una domanda sulla tentazione di attuare cambiamenti di facciata: «La Cei non deve campare per autosostenersi. C’è bisogno di una Conferenza episcopale fatta di vescovi che abbiano a cuore l’allontanamento dall’autoreferenzialità e l’accostamento al Vangelo».
Gli è stato chiesto un parere sulle «presunte» affermazioni dell’arcivescovo di Ferrara, Luigi Negri, violentemente critiche nei confronti del Papa, che avrebbe accusato di fare nomine sbagliate e del quale si sarebbe augurato la morte; e Galantino non si è negato all’argomento. Ha detto che considera «chiuso il caso», in quanto l’arcivescovo «ha assicurato di non aver detto quelle frasi: e io non posso che credergli». Ma ha aggiunto: «Se le avessi dette io, andrei dal Papa e gli chiederei di essere sostituito».
«Come valuta il comportamento dei cattolici italiani nella società, nell’industria, nella politica» era una delle domande e il segretario della Cei ha detto che occorre fare una «netta differenza» tra i cattolici «validissimi impegnati in politica» e quelli che «si dichiarano tali, ma lavorano solo per spolverare lo scranno a palazzo Madama: non sono al servizio delle persone ma se ne servono».