Muscoli e colpi di classe
Sarri: «Partita affascinante da giocare Il risultato? Non ci faremo condizionare»
Il riflesso rovesciato dello specchio è l’eleganza del Napoli contro la brutalità dell’Inter. Sarri, docente in tuta, appoggia in un San Paolo esaurito una squadra in tight, ridondante di classe e gioco, dall’attacco munifico e la difesa accorta. Sir Mancini allo sfarzo preferisce i muscoli di un’Inter operaia, momentanea regina sempre con gli arnesi in mano e pronta a martellare l’avversario. «Loro sono più forti fisicamente, noi nell’esposizione del gioco», discetta Sarri.
Il Napoli è una mostra permanente, con la serie A imbambolata ad ammirare il trio delle meraviglie Callejon-Higuain-Insigne, con 17 gol dei 24 firmati dagli ultimi due. Re Gonzalo il capocannoniere sempre a segno nel giardino di casa partenopeo, e Lorenzo il magnifico, unico italiano titolare di Sarri in sette delle ultime otto apparizioni.
La scalata al vertice della piramide è una salita graduale e inarrestabile, per una formazione ridisegnata sul 4-3-3 dopo un avvio incerto e poi fotocopiata di domenica in domenica. Il Napoli è sempre lo stesso, immutabile nei titolari e nel gioco, costruito su trame robuste e impreziosito da mille ricami. Arriva a testare l’Inter dopo aver battuto tutte le big: Lazio, Juve, Milan e Fiorentina. «Siamo attenti al risultato, ma teniamo più al nostro gioco», andato fin qui a braccetto con le vittorie che hanno prodotto il secondo posto. «Non sento alcuna pressione e affronteremo l’Inter con lo stesso tipo di mentalità con cui abbiamo giocato e vinto con le altre grandi». Il curriculum dei nerazzurri non conta le stesse tacche sul cinturone. La Fiorentina è passata a San Siro, alla Juve è stato imposto il pari, Milan e Roma sono cadute sotto i colpi dei manciniani che in fondo i loro esami li hanno passati e scendono al San Paolo per strappare una laurea breve, preservare il primo posto e il vantaggio di due punti e non farsi sorpassare in classifica.
Il refrain del «non è una sfida decisiva», buttato lì da Sarri è una mezza bugia. «È un match affascinante da giocare, qualunque risultato uscirà non influenzerà nessuno a livello psicologico». Il match non deciderà oggi lo scudetto, ma può essere scintilla per accendere i sogni o schiuma d’estintore a spegnere speranze.
Sarri viaggia di fair play con Mancini, «non credo giochi un brutto calcio, la sua squadra è solida e dotata tatticamente, se sono primi dopo 13 giornate non si tratta di un fenomeno ridimensionabile » , gioca la smorzata su Felipe Melo «ha fatto solo una battuta» («Higuain è come Balo va menato», aveva detto il brasiliano), è però esplicito nella polemica costatazione «di essere un uomo inadeguato all’attualità». Non ha gradito il tecnico il poco giubilo dei giornali sulle imprese del Napoli e delle italiane in Europa League. «Mi piace più il calcio giocato di quello parlato e ho provato nostalgia, mi sono sentito di un altro tempo: vuol dire che sono inadeguato al mondo attuale». Non il suo Napoli, di gran moda in serie A.
Non credo che quello dell’Inter sia un brutto calcio, è una squadra solida e tatticamente matura