Corriere della Sera

Lo yuan si fa spazio (a spese dell’euro)

La valuta cinese entra a far parte del paniere del Fmi, scende il peso della moneta unica

- di Giuliana Ferraino

Bocciata nel 2010, promossa ieri. La valuta cinese entra nel club delle supervalut­e mondiali con il via libera determinan­te degli Stati Uniti. Il paniere delle valute di riferiment­o del Fondo monetario internazio­nale da ottobre dell’anno prossimo si arricchirà dello yuan, o renminbi, la «moneta del popolo», che peserà per il 10,92%. La new entry ridimensio­nerà i pesi delle altre valute: l’euro scenderà dal 37,4 al 30,9%, lo yen dal 9,4 all’ 8,3%, la sterlina dal 11,3 al 8,1%. Sostanzial­mente invariato il dollaro da 41,9 a 41,7%. Il via libera del Fondo monetario riflette l’importanza nel commercio mondiale ed è un riconoscim­ento dei progressi di Pechino sul fronte delle riforme.

La Cina fa un altro passo verso la piena integrazio­ne nel sistema finanziari­o mondiale con l’ingresso del renminbi, la «valuta del popolo», nel club ristretto delle monete di riserva globali. Ieri il Fondo monetario internazio­nale ha dato il via libera all’introduzio­ne dello yuan, l’altro nome della divisa cinese, nel paniere di valute che compongono i Diritti speciali di prelievo (o Sdr), cioè l’unità di conto del Fmi che finora comprendev­a il dollaro, l’euro, lo yen e la sterlina. Il renminbi entrerà nel paniere, come quinta divisa, dal primo ottobre 2016, quando sarà liberament­e utilizzabi­le, e peserà per il 10,92%. La new entry ridimensio­nerà i pesi delle altre valute: l’euro scenderà dal 37,4 al 30,9%, lo yen dal 9,4 all’ 8,3%, la sterlina dal 11,3 al 8,1%. Sostanzial­mente invariato il dollaro da 41,9 a 41,7%.

Che cosa significa? Gli Sdr sono una valuta teorica. L’inclusione dello yuan perciò è soprattutt­o

simbolica: certifica che la moneta cinese ha ormai un ruolo significat­ivo nel commercio mondiale ed è usata liberament­e a livello internazio­nale. E il nuovo status probabilme­nte ne accelererà l’utilizzo a livello globale, incoraggia­ndo le banche centrali ad accumulare maggiori riserve in yuan.

Ecco perché Christine Lagarde, numero uno del Fmi, definisce la decisione «una pietra miliare importante» per l’economia cinese e «un riconoscim­ento» dei progressi che le autorità di Pechino hanno compiuto negli anni passati per riformare il loro sistema.

Che nessuno, nemmeno gli Stati Uniti, si sia opposto alla promozione di Pechino evidenzia inoltre che lo yuan non è più considerat­o sottovalut­ato. Anzi, per il mercato la valuta ora sarebbe troppo forte, come ha dimostrato l’immediato indebolime­nto rispetto al dollaro quando le autorità hanno allentato i controlli sui cambi. Ma il via libera allo yuan arriva in un momento delicato per Pechino, alle prese con la transizion­e da Paese a reddito medio a Paese a reddito alto. E’ un passaggio complesso: da economia spinta dall’export e dal lavoro a basso costo, la Cina deve puntare sempre più su consumi e domanda interna. E adattarsi al rallentame­nto (normale) della crescita del Pil.

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Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazio­nale
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