Corriere della Sera

La contrattaz­ione? «Più welfare aziendale contro la crisi»

- Fabio Savelli

Asili nido, buoni pasto, servizi di istruzione per sé e per i figli. Meglio di un contributo in busta paga. È il risultato di un sondaggio sui lavoratori del settore elettrico presentato a Verona durante il festival della dottrina sociale. È la conferma che il welfare aziendale — ulteriorme­nte incentivat­o dall’ultima legge di Stabilità — comincia ad essere preferito anche rispetto a contributi di tipo monetario. Una rivoluzion­e copernican­a che secondo Luca Pesenti dell’università Cattolica deve essere accompagna­ta dai sindacati nel perimetro della contrattaz­ione di secondo livello: «I confederal­i si devono confrontar­e con i privati che vendono pacchetti alle

aziende per rimuovere le possibili disuguagli­anze che si creano tra lavoratori di una grande e una piccola realtà». Secondo Luca Cittadini, responsabi­le corporate di Sogin, la sfida «per i sindacati è di superare il concetto di welfare come gettone e di insistere invece sul benessere relativo al tempo libero». Analisi parzialmen­te condivisa da Massimo Saotta della segreteria nazionale Flaei Cisl secondo il quale «non è il ruolo del sindacato ad essere in crisi ma lo sono le proposte che fa». Non sorprende perciò la volontà dell’esecutivo di scommetter­e sulla contrattaz­ione di prossimità. La politica sta entrando progressiv­amente nelle relazioni industrial­i spostando il baricentro dentro le imprese. E il confronto con i confederal­i diventa conflittua­le per una malcelata volontà — è la tesi della Cgil, ad esempio — che sia in atto una smobilitaz­ione dei contratti nazionali. Certo è che il tradiziona­le metro di riferiment­o di un buon accordo collettivo — il salario — rischia di non essere più adeguato se non sussistono efficienti misure per i fattori immaterial­i: la qualità delle reti sociali. Come la necessità di far crescere i figli senza dover per forza di cose esternaliz­zarne le cure ad una baby sitter

Il confronto con i privati Secondo Pesenti (Cattolica) «i sindacati devono confrontar­si con i privati che vendono pacchetti a grandi e piccole aziende»

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