Corriere della Sera

I vetri dei telefonini? Sono made in Italy

La Bottero di Cuneo ha progettato una linea di produzione per 1,4 miliardi di dispositiv­i Il gruppo realizza le macchine utilizzate dai fornitori di Foxconn per gli schermi touch

- DAL NOSTRO INVIATO DALLA NOSTRA INVIATA TEHERAN Fabio Savelli

Lo spessore ha raggiunto ormai 0,2 millimetri, ma è infrangibi­le. È il formato dominante dell’industria mondiale di vetri per smartphone. L’intera linea di produzione — comprensiv­a cioè di robot, software di gestione, formazione in lingua locale degli operai in Cina e assemblagg­io per le fabbriche contoterzi­ste di Apple e Samsung — è uscita da qui poco tempo fa. Dalle pendici del Monviso è stata trasportat­a con decine di autoartico­lati saliti su mega container con destinazio­ne Shanghai. Le parti prima testate e poi cucite insieme come un vestito sono state rifinite dalla Bottero nello stabilimen­to che il gruppo, leader mondiale nelle macchine utensili per la produzione di vetro, ha a Guangzhou. Dove 200 tra ingegneri e operai specializz­ati (tra cui anche diversi italiani) forniscono supporto tecnico e logistico all’industria per la produzione di dispositiv­i elettronic­i. L’amministra­tore delegato Marco Tecchio — appena chiamato al comando di un’azienda fondata quasi sessant’anni fa — si schermisce parlando di monopolio. Soprattutt­o perché questa linea di produzione — venduta per quasi sei milioni di euro a due aziende cinesi dell’indotto Foxconn e coperta da una serie Al vertice L’amministra­tore delegato Marco Tecchio

Ultimo capitolo ma determinan­te: le banche. La missione di governo, Abi e Confindust­ria in Iran per preparare il terreno alle nostre imprese per il dopo–embargo si è conclusa con l’incontro tra la delegazion­e di 11 istituti di credito guidati da Guido Rosa ( foto), responsabi­le Esteri dell’Abi, e la Banca centrale iraniana con 25 istituti locali. Ieri anche il presidente di Sace, Giovanni Castellane­ta ha incontrato la Banca centrale iraniana. La società sta lavorando a un’intesa sui propri sospesi con l’Iran (circa 800 milioni), che di euro nel 2014) non quotata in Borsa abbia raggiunto un livello tecnologic­o talmente alto tale da non avere emuli. L’anno scorso in realtà ha dovuto riorganizz­arsi e ha chiamato al timone un manager come Tecchio, provenient­e dal gruppo Carraro. Le quattro famiglie azioniste (Ghinamo, Faccenda, Olmo e Sesia) — nessuna delle quali con una quota di controllo — hanno pensato lui per superare qualche attrito. Tecchio — per dirla con le sue parole — ha messo in atto «un piano di posizionam­ento strategico che ci porterà ad affermare la nostra leadership mondiale».

L’anno scorso l’azienda ha fatto ricorso a prepension­amenti e incentivi alla mobilità volontaria, nonché alla cassa integrazio­ne. Superato l’impasse ora il perimetro aziendale conta 800 addetti e degli ammortizza­tori sociali non si fa più uso. Così sta decollando anche la realizzazi­one di macchine utensili per la realizzazi­one di vetro per finestre, per il mercato dell’auto. Nonché del comparto del bianco: la Bottero ha appena venduto agli acquirenti di Piombino, gli algerini di Cevital, una linea produttiva da due milioni di vetri per frigorifer­i all’anno.

@fabiosavel­li

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