I vetri dei telefonini? Sono made in Italy
La Bottero di Cuneo ha progettato una linea di produzione per 1,4 miliardi di dispositivi Il gruppo realizza le macchine utilizzate dai fornitori di Foxconn per gli schermi touch
Lo spessore ha raggiunto ormai 0,2 millimetri, ma è infrangibile. È il formato dominante dell’industria mondiale di vetri per smartphone. L’intera linea di produzione — comprensiva cioè di robot, software di gestione, formazione in lingua locale degli operai in Cina e assemblaggio per le fabbriche contoterziste di Apple e Samsung — è uscita da qui poco tempo fa. Dalle pendici del Monviso è stata trasportata con decine di autoarticolati saliti su mega container con destinazione Shanghai. Le parti prima testate e poi cucite insieme come un vestito sono state rifinite dalla Bottero nello stabilimento che il gruppo, leader mondiale nelle macchine utensili per la produzione di vetro, ha a Guangzhou. Dove 200 tra ingegneri e operai specializzati (tra cui anche diversi italiani) forniscono supporto tecnico e logistico all’industria per la produzione di dispositivi elettronici. L’amministratore delegato Marco Tecchio — appena chiamato al comando di un’azienda fondata quasi sessant’anni fa — si schermisce parlando di monopolio. Soprattutto perché questa linea di produzione — venduta per quasi sei milioni di euro a due aziende cinesi dell’indotto Foxconn e coperta da una serie Al vertice L’amministratore delegato Marco Tecchio
Ultimo capitolo ma determinante: le banche. La missione di governo, Abi e Confindustria in Iran per preparare il terreno alle nostre imprese per il dopo–embargo si è conclusa con l’incontro tra la delegazione di 11 istituti di credito guidati da Guido Rosa ( foto), responsabile Esteri dell’Abi, e la Banca centrale iraniana con 25 istituti locali. Ieri anche il presidente di Sace, Giovanni Castellaneta ha incontrato la Banca centrale iraniana. La società sta lavorando a un’intesa sui propri sospesi con l’Iran (circa 800 milioni), che di euro nel 2014) non quotata in Borsa abbia raggiunto un livello tecnologico talmente alto tale da non avere emuli. L’anno scorso in realtà ha dovuto riorganizzarsi e ha chiamato al timone un manager come Tecchio, proveniente dal gruppo Carraro. Le quattro famiglie azioniste (Ghinamo, Faccenda, Olmo e Sesia) — nessuna delle quali con una quota di controllo — hanno pensato lui per superare qualche attrito. Tecchio — per dirla con le sue parole — ha messo in atto «un piano di posizionamento strategico che ci porterà ad affermare la nostra leadership mondiale».
L’anno scorso l’azienda ha fatto ricorso a prepensionamenti e incentivi alla mobilità volontaria, nonché alla cassa integrazione. Superato l’impasse ora il perimetro aziendale conta 800 addetti e degli ammortizzatori sociali non si fa più uso. Così sta decollando anche la realizzazione di macchine utensili per la realizzazione di vetro per finestre, per il mercato dell’auto. Nonché del comparto del bianco: la Bottero ha appena venduto agli acquirenti di Piombino, gli algerini di Cevital, una linea produttiva da due milioni di vetri per frigoriferi all’anno.
@fabiosavelli