Corriere della Sera

Armani e Milano possono regalargli canestri «più dolci»

- di Daniele Dallera

L’ultima magia di Kobe Bryant: scrivere in poesia il suo addio al basket. Il poeta dei canestri regala emozioni, stavolta scritte. Una lettera al basket ricca di sentimenti, di amore, di commozione, di sogni, tutti realizzati, iniziati in Italia, dove giocava il suo papà Joe, e conclusi a Los Angeles dove lui ha dato spettacolo. Il campione che sa smettere, che sa capire quando dire basta, forse l’immenso Kobe con qualche giornomese di ritardo, è da ammirare, perché è un gesto difficile, una scelta complicata: sulla sua strada il fuoriclass­e incontra tanta gente che gli suggerisce di insistere, di continuare, perché gli interessi sono molti, la banca del dollaro è sempre aperta. Lo abbiamo applaudito, ci siamo divertiti, siamo rimasti ad occhi spalancati davanti alle sue azioni. Ci rassegniam­o, lo comprendia­mo, però coltiviamo una speranza: in Italia, a Milano, c’è un uomo, un grande imprendito­re, anche lui un artista, Giorgio Armani, che non deve fargli cambiare idea, ma solo fargli capire che qui si gioca un altro basket, importante, ma più «dolce», più rispettoso verso quel corpo che, come ha scritto Kobe, «sa che è ora di dire addio». Addio alla Nba, così dura, così frenetica, così asfissiant­e con le sue 80 partite, con i suoi viaggi, voli giornalier­i, da un’arena all’altra, da un aeroporto all’altro (d’accordo sistemati comodi nei jet privati delle squadre), però un campione può giustament­e decidere che è arrivata l’ora del «the end». Ma l’Italia ha un suo fascino, in Kobe motiva ricordi intensi, amicizie vere, offre un basket prestigios­o, ma più rilassante e rilassato, sopportabi­lissimo anche da quel corpo affaticato. Milano è la destinazio­ne ideale per quel campione, la squadra di Giorgio Armani, la mitica Olimpia, è l’unica in grado di ridare vivacità a quel fisico che ora scrive «ciao basket».

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