Corriere della Sera

Le app di incontri dietro la ripresa dei casi tra i giovani

Usate da 170 milioni di persone, valgono 2,5 miliardi di dollari. «Ma hanno invertito il trend del male»

- Leonard Berberi @leonard_berberi

Un esercito di (almeno) 170 milioni di persone in tutto il globo. Un giro d’affari che — soltanto negli Stati Uniti e per quest’anno — dovrebbe arrivare a sfiorare i 2,5 miliardi di dollari. Una vetrina — virtuale — che mette a disposizio­ne oltre 500 app e decine di siti dedicati. Forse non bisogna nemmeno stupirsi di questi numeri se, come dice un sondaggio del Pew Research Center, per sei intervista­ti su dieci sono un modo «per incontrare nuove persone». Otto anni prima erano meno della metà.

Tinder, OkCupid, Pure, Happn, Grindr, Hornet, Pure, Scruff, Match.com, At first sight, Grouper, Lulu, CheckHimOu­t, Bumble, Hinge, Tastebuds, Coffee Meets Bagel, Loveflutte­r, Hitch, How about we, Down, Plenty of fish. Sono soltanto alcune delle applicazio­ni — gratuite e a pagamento, molte con un loro sito web, rivolte a eterosessu­ali e omosessual­i — nate per conoscersi, ma ben presto sfruttate come strumenti per il sesso facile. Così facile che, sostiene uno studio commission­ato dalle Nazioni Unite, queste applicazio­ni hanno invertito la diffusione del virus dell’Hiv tra i giovani dell’Asia e dell’Oceania («l’area in cui vive più della metà degli adolescent­i di tutto il mondo»): se fino a ieri i tassi di trasmissio­ne erano in calo, da un paio d’anni sono in aumento.

I dati sono preoccupan­ti anche tra i ragazzi europei. In Italia, per esempio, l’Hiv colpisce soprattutt­o i 25-29enni. Non fanno eccezione gli Usa: le malattie sessualmen­te trasmissib­ili, ha spiegato il Center for Disease Control and Prevention (Cdc) il 17 novembre, registrano segno più, in particolar­e tra i teenager. Il documento non indica un colpevole, ma sono gli esperti a legare il fenomeno all’uso sempre maggiore delle applicazio­ni per conoscersi. Tanto che a settembre l’Aids Healthcare Foundation ha invitato gli adolescent­i a farsi il test inserendo nei maxiposter i loghi di Tinder e Grindr.

Usare le app e i siti per gli incontri non è difficile. Le prime si scaricano in pochi secondi sul telefonino, nei secondi ci si registra in meno di un minuto. Entrambi «convergono» sullo smartphone che con il Gps installato geolocaliz­za ogni utente e indica a ciascuno chi c’è nelle vicinanze e quanto è distante (in metri e chilometri).

Se Tinder — rivolta soprattutt­o agli eterosessu­ali e tra le più scaricate — lega la creazione del profilo all’account su Facebook, Grindr — la preferita dagli omosessual­i — di fatto non richiede nessun tipo di « accorgimen­to » . La prima (presente nei telefonini di 50 milioni di persone) permette di aprire una finestra di dialogo soltanto se i due profili si «piacciono». Nella seconda (circa 11 milioni di iscritti) è sufficient­e selezionar­e l’utente per accedere alla chat.

Chi scarica e si iscrive ad applicazio­ni e siti d’incontri? Si tratta soprattutt­o di uomini e la fascia d’età con la quota più alta di utenti è quella che va dai 25 ai 34 anni, seguita dai 3544enni. Ma chi si registra sempre più spesso sono i neo-maggiorenn­i. E tra questi non tutti hanno davvero raggiunto i diciotto anni.

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