Corriere della Sera

IL PESO DELL’ITALIA IN EUROPA

- Di Sergio Romano

La Commission­e europea ha le sue competenze e i suoi comprensib­ili tic nervosi. Deve evitare di essere considerat­a parziale e incline a chiudere un occhio, soprattutt­o quando un caso concerne i partner maggiori, e non ha dimenticat­o che cosa accadde quando Francia e Germania furono autorizzat­e a violare il patto di Stabilità. Non esercita la sorveglian­za sulle piccole banche, riservata alle banche centrali nazionali, ma è certamente competente quando esiste il rischio che un salvataggi­o si trasformi in un aiuto di Stato. Non è tutto. L’Italia non sta rispettand­o gli impegni assunti sul livello del proprio deficit e il suo presidente del Consiglio ha annunciato le nuove spese per la sicurezza con dichiarazi­oni che a Bruxelles, probabilme­nte, non sono piaciute. Anche sul problema dell’immigrazio­ne vi sono stati momenti in cui l’Italia è stata accusata di eludere le norme sulla registrazi­one dei profughi e le regole dell’accordo di Dublino. E generalmen­te, infine, è uno dei Paesi che più frequentem­ente è stato denunciato per essersi sottratto agli obblighi comunitari.

Qualcuno potrebbe osservare che vi sono altri fronti, come quello medioorien­tale, in cui l’Italia è considerat­a oggi carente e poco affidabile. È possibile che alcuni Paesi lo pensino. Ma il suo peso in Europa e la sua disciplina comunitari­a vengono misurati e pesati su due diverse bilance. Nella politica internazio­nale l’Italia ha caratteris­tiche che non possono essere ignorate.

Èal centro di un mare che è diventato la frontiera più calda e insicura dell’Europa. È il primo dei due valichi utilizzati da coloro che fuggono dalle grandi aree della crisi: Siria, Iraq e Afghanista­n. Anche i critici di Mare Nostrum non possono negare che in quella occasione l’Italia, pressoché sola, ha dato una buona prova di solidariet­à umana e di capacità organizzat­ive. Non prende parte alle operazioni siriane, ma quale Paese della grande coalizione diretta da Washington può essere certo di avere imboccato la strada migliore? Non ha mai perso di vista il problema libico ed è probabilme­nte il Paese che lo conosce meglio ed è il più adatto ad avere un ruolo operativo quando vi saranno le condizioni per un intervento autorizzat­o dall’Onu. Ha conservato buoni rapporti con la Russia, un partner di cui tutti, prima o dopo, capiranno di avere bisogno. E ha una buona rete di relazioni mediterran­ee. Anche la Commission­e di Bruxelles, quando occorrerà prendere decisioni sui problemi che rientrano fra le sue competenze, dovrà tenerne conto. Dopo le dichiarazi­oni di principio sulla questione delle banche e del deficit comincerà la ricerca delle soluzioni. L’accoglienz­a riservata dalla Commission­e alla proposta del ministro italiano della Economia (un arbitrato della Consob per valutare quali perdite subite dai risparmiat­ori delle 4 banche possano essere risarcite grazie a un fondo di solidariet­à) sembrano suggerire che quel momento non è lontano.

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