Corriere della Sera

I toni sempre più alti del governo

Palazzo Chigi «sconfina» nel campo di 5 Stelle e Lega. Il primo avversario è Bruxelles

- di Francesco Verderami

Il governo cambia verso e si radicalizz­a, da Renzi ad Alfano, dal sottosegre­tario democratic­o Gozi fino al capogruppo di Ncd Lupi, sui temi cruciali dell’economia e dell’immigrazio­ne tutti si muovono contro l’Europa. Per tutelare l’Italia ma anche per cautelarsi con gli italiani.

Se è vero infatti che l’attacco è un modo per difendersi, è altrettant­o vero che — così facendo — la maggioranz­a finisce per sconfinare nel territorio presidiato dalle opposizion­i, da Grillo e da Salvini, da chi cioè ha sempre considerat­o l’Unione europea un peso non un’opportunit­à. Ed è a quel varco che cinquestel­le e leghisti aspettano Renzi, pronti a vantare la primogenit­ura della posizione politica e a vantarsi di aver visto prima e giusto. Perché in questa fase drammatica per il Vecchio Continente, le differenze — che pure ci sono e sono assai evidenti — finiscono per scolorire nella campagna elettorale che avvicina alle Amministra­tive.

Insomma, per l’esecutivo è una mossa pericolosa quanto obbligata dalla contingenz­a e dagli eventi. Certo, Renzi ha sempre fatto sconfiname­nti Il fronte Dal premier e dai ministri critiche ricorrenti alla «burocrazia» europea

tattici nel campo delle forze anti-sistema, al populismo ha spesso risposto con un pizzico di populismo: è stata la sua forza, il tratto distintivo che gli ha consentito di arrivare prima alla guida del Pd e poi a palazzo Chigi, seguendo «una domanda di cambiament­o che — dice — non era stata colta da Bersani alle elezioni del 2013 e nemmeno da Letta al governo». E la sua carica contestata­ria verso le istituzion­i comunitari­e lo ha portato a diventare il leader del primo partito europeo alle Europee.

Ma da una settimana il premier sta adottando un linguaggio che non gli appartenev­a. Dopo il voto regionale francese si è prodotto in un commento affatto diplomatic­o, sostenendo che «o l’Europa cambia o significa che è alleata della Le Pen». Accreditan­do così, involontar­iamente, le tesi del Carroccio, alleato italiano del Front National. Sarà perché Renzi, che è forte nel Palazzo, si trova a scontare nel Paese la crisi dell’Unione. Sarà perché — come i dirigenti del Pd gli hanno riferito — durante lo scorso fine settimana ai banchetti del partito «la gente chiedeva solo delle banche, del fatto che i risparmiat­ori in Germania sono stati difesi mentre da noi hanno perso tutto». E vai a spiegare...

E infatti l’altro ieri, quando si è scatenata la rissa con Bruxelles sul decreto salva-banche, il premier — stanco di spiegare — ha detto in aperta polemica con la Commission­e che «a scrivere le regole è l’Europa, non noi». Lui, che sosteneva «l’Europa siamo noi». Nell’atto di difendersi, però, si è avvicinato alle tesi di Salvini, o almeno così Salvini ha fatto intendere, dato che il leader della Lega ha subito proposto a Renzi di «fare insieme una battaglia in Europa»: «Se vuole, potrà contare su di noi. Perché alla gente che perde i risparmi di una vita, non gliene frega niente delle alchimie partitiche».

È chiaro che dietro l’afflato patriottic­o si cela una trappola politica. Ma questi sono i rischi di una nuova e radicalizz­ata linea del premier, che a breve punterà su una diplomazia più muscolare a Bruxelles, lì dove «l’Italia deve farsi sentire di più», lì dove — si lamentava sull’Unità di ieri il sottosegre­tario Gozi — regna «la burocrazia». Il rappresent­ante del governo ce l’aveva con la procedura d’infrazione che l’Ue starebbe per aprire contro Roma per la mancata applicazio­ne delle norme sulla registrazi­one degli immigrati.

Così, non solo il governo italiano deve sopportare il fatto che gli altri paesi abbiano praticamen­te bloccato il piano di redistribu­zione dei profughi, ora dovrebbe subire anche l’onta del cartellino giallo dell’Unione. Una cosa che ha fatto salire i trigliceri­di ad Alfano: «Questa è una cosa scorretta». Anche perché il ministro dell’Interno aveva appena letto un articolo del Sunday Times dove si racconta — sulla base di informazio­ni ricevute da «un membro del governo tedesco» — che in Germania si sono «perse le tracce di trecentomi­la immigrati».

Se anche il titolare del Viminale si radicalizz­a e dice che «così gli italiani finiranno per non identifica­rsi più con questa Bruxelles e con questa Europa», se il capogruppo di Ncd Lupi avvisa che «litigherem­mo con l’Unione» qualora restasse sorda dinnanzi al disperato caso dei risparmiat­ori senza più risparmi, significa che questa è la linea nuova del governo. Del rimpasto se ne parlerà a metà gennaio, è tutto pronto. Ora Renzi deve fronteggia­re il caso immigrazio­ne e l’affaire banche, primo vero contraccol­po che intacca il suo rapporto con il ceto medio. Perciò ha deciso di sconfinare nelle terre dei grillini e dei leghisti, anche se la mossa può essere un azzardo.

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