Corriere della Sera

L’Isis minaccia il gioiello libico

L’Isis minaccia la «Palmira libica» tesoro di rovine romane sul mare

- Di Lorenzo Cremonesi

Isis avrebbe fatto irruzione a Sabrata, gioiello archeologi­co sulla costa a una settantina di chilometri a ovest di Tripoli e a circa 60 dal confine con la Tunisia. Una sortita dimostrati­va alla vigilia del vertice a Roma?

I resti Il teatro, le vie colonnate, i templi: monumenti tra i più belli del Mediterran­eo

La notizia è di quelle che fanno paura: Isis avrebbe fatto irruzione a Sabrata, città ricca di resti archeologi­ci sulla costa una settantina di chilometri a ovest di Tripoli e a circa sessanta dal confine con la Tunisia. Se fosse vero, sarebbe molto grave. Ma proprio per questo va letta con estrema cautela. Ci sono forze in Libia e tra i ranghi dell’estremismo islamico, e non solo, molto interessat­e a diffondere il panico. Forse non è un caso che il grido d’allarme giunga a ridosso del summit internazio­nale sulla Libia previsto domani a Roma.

In ogni caso, le informazio­ni che arrivano dal Paese sono come al solito confuse e corrispond­ono al caos imperante, dove i due governi rivali di Tobruk e Tripoli non solo restano in lotta tra loro, ma appaiono sempre più divisi internamen­te e in netta perdita di auto ri t à . Co n i l ri s u l t a to allarmante di lasciare spazio all’infiltrazi­one di Isis da Siria e Iraq, o di piccoli gruppi locali desiderosi di apparire molto più forti di quanto non siano in realtà.

Vediamo dunque di capire cosa accade. Le agenzie internazio­nali segnalano che una trentina di pick-up con la bandiera nera del Califfato sarebbero arrivati al cuore della città costiera piazzando posti di blocco volanti. E ciò in risposta A rischio Nella foto in alto il sito romano di Sabrata, in Libia, affacciato sul Mediterran­eo circa settanta chilometri a ovest di Tripoli (Mohamed Messara/Epa) al supposto arresto da parte di una milizia locale di un paio di suoi militanti, pare un tunisino e un libico appena tornato dalla Siria dopo aver combattuto volontario con gli uomini di Al Baghdadi. Ieri fonti locali segnalavan­o che si sarebbe trattato di un’azione più che altro dimostrati­va. Tanto che, dopo aver liberato i loro militanti e consumato alcune brevi rappresagl­ie contro le milizie rivali, gli uomini di Isis avrebbero sgombrato il campo. Tra le tante preoccupaz­ioni c’è anche quella per il sito archeologi­co.

Viste le barbare devastazio­ni in Siria e Iraq, è impossibil­e non ricordare che le rovine dell’antica città romana — con l’imponente teatro, il forum, le vie colonnate, le statue di marmo, il templi dedicati a Giove, Ercole, Iside, Serapide — sono tra le più belle del Mediterran­eo meridional­e. Qui, come del resto a Leptis Magna sulla strada verso Misurata e l’indimentic­abile sito puntellato di teatri e un acquedotto funzionant­e dopo due millenni nella conca affacciata sul mare a Cirene, generazion­i di archeologi italiani si sono succedute in missioni di scavo negli ultimi cento anni.

Impossibil­e non domandarsi se la furia cieca e distruttri­ce di Isis non stia per scatenarsi anche contro i gioielli dell’archeologi­a libica, che tanto hanno in comune con la storia e la cultura della civiltà mediterran­ea.

A rassicurar­e un poco resta comunque la ridda di informazio­ni contraddit­torie. Secondo Libya Herald, uno dei più noti siti libici, a Sabrata si starebbero facendo la guerra milizie locali e il gruppo islamico di Ansar al Shariah.

I militanti di Isis costituire­bbero tuttora forze isolate. Elemento, questo, abbastanza credibile, visto che la roccaforte centrale di Isis nel Paese resta Sirte, quasi 500 chilometri più a est.

La zona di Sabrata è inoltre circondata dalle milizie legate alla minoranza berbera asserragli­ata sulle montagne di Nafusa e nella cittadina di Zintan. E questa è alleata con il governo di Tripoli, motivata dalla necessità di controbatt­ere alla deriva jihadista.

Tante sarebbero dunque le difficoltà per Isis di espandersi sulla costa verso ovest, che punterebbe ora più a oriente. Da Bengasi segnalano la ripresa dell’offensiva jihadista attorno ad Ajdabia, dove sono anche importanti terminali petrolifer­i al momento paralizzat­i.

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