«Ora i socialisti drammatizzano per togliere spazio a Sarkozy»
«Giocare sulla paura» In copertina sull’Economist il candidato alle presidenziali Usa Donald Trump, la leader francese dell’estrema destra Marine Le Pen e Viktor Orban, premier ungherese. «I populisti si alimentano dell’insicurezza economica e culturale. Bisogna batterli andando a votare» Il nuovo populismo «Le stragi commesse da miliziani islamici; i migranti; il gap tra élite e lavoratori. Nel mondo occidentale una nuova razza di populisti di estrema destra cresce in popolarità capitalizzando su un clima di insicurezza senza precedenti dalla fine della Prima guerra mondiale», scrive in prima pagina il New York Times «Le Pen più pericolosa di Trump» «La democrazia Usa sopravviverà a Trump», scrive sul Financial Times Philip Stephens, «ma la leader del Front National rischia di sconvolgere la politica di un continente». L’opinionista paragona la capacità di Le Pen di trascinare la gente «sulla base di emozioni viscerali» a quella di Hitler
Laurent Bouvet è il politologo autore del fortunato saggio «L’insécurité culturelle» (Fayard), nel quale imputa alla sinistra — famiglia della quale fa parte — l’abbandono delle classi popolari e anche di temi decisivi come l’identità, l’immigrazione, i valori nazionali. Ossia i punti forti del Front National.
Perché il premier Valls evoca la «guerra civile»?
«È coerente con tutta la sua campagna per le regionali. Il premier ha drammatizzato la situazione per mostrare che esistono solo il Front National da una parte e il governo socialista e François Hollande dall’altra, gli unici a fare da sbarramento. È un modo per togliere spazio ai Républicains di Sarkozy. Da cui la desistenza al secondo turno in favore della destra, il vocabolario estremamente marziale, i toni molto forti».
Viene da chiedersi allora, perché il governo non pensa a mettere fuorilegge il Front National?
«Certamente, ma il partito socialista ha bisogno del Front National per indebolire la destra. Dai tempi di Mitterrand è sempre stato così».
Crede anche lei alla teoria secondo la quale il Front National sarebbe una creazione di Mitterrand
andata fuori controllo?
«Creato di sana pianta negli anni Settanta no, ma Mitterrand ha sicuramente aiutato il Front National a progredire negli anni Ottanta, facendo in modo che Jean-Marie Le Pen e gli altri esponenti del FN venissero invitati spesso in tv, che fossero presenti nel dibattito. Questo è sicuro, provato. Oggi è una manovra pericolosa anche per la sinistra. Al secondo turno delle presidenziali del 2017 potranno benissimo arrivare il candidato della destra e Marine Le Pen, senza la sinistra. È già successo nel 2002 con Chirac e Le Pen padre e può accadere di nuovo, Valls gioca con il fuoco».
Scontrandosi poi con la ribellione del partito a livello locale, come è accaduto nell’Est, con il socialista JeanPierre Masseret che disubbidisce a Parigi e si presenta anche al secondo turno.
«Il PS rischia di scomparire perché i militanti, gli elettori e anche gli eletti non capiscono le decisioni del vertice. Nel Sud, dove è candidata Marion Maréchal-Le Pen, il partito ha attaccato molto duramente il candidato dei Républicains, Christian Estrosi. Per settimane i socialisti hanno spiegato che votare Estrosi o Marion Maréchal-Le Pen era la stessa cosa, che il primo era impresentabile quanto la seconda. Adesso, al secondo turno, chiedono invece di votare Estrosi pur di sbarrare la strada alla giovane Le Pen. C’è un problema di coerenza».
Secondo lei Valls crede veramente all’ipotesi di guerra civile?
«Non penso proprio, dire che il FN al potere provocherebbe una guerra civile in Francia non ha alcun senso. È solo tattica politica».
Se Marine Le Pen cerca di rendere più presentabile il FN, Manuel Valls si sforza di ricacciarlo negli inferi.
«Valls può forse tenere lontano il FN dal potere locale ancora per qualche tempo, ma rischia di rafforzarlo a livello nazionale in vista del 2017».