Corriere della Sera

Arabia, le mille voci dietro i veli neri

Oggi per la prima volta le donne saudite votano e potranno essere elette nelle consultazi­oni locali Ecco i loro sogni e speranze

- Azzurra Meringolo

Quattro candidate che parlano a un gruppo di 40 elettrici. Tutte novelle della politica. Samira, Rasha, Lama e Badria sono infatti alcune delle pioniere di Gedda che partecipan­o alle municipali di oggi, le prime aperte al gentil sesso saudita. Samira indossa un’abaya colorata, Badria il burqa. Due estremi di un mondo elegantiss­imo, come l’altolocato giardino nel quale si tiene il comizio. Più che essere in competizio­ne tra di loro, le quattro sembrano essersi alleate per lanciare un solo messaggio:la politica saudita non sarà più monopolio maschile.

In un regime famoso per essere l’unico al mondo che vieta alle donne di mettersi al volante delle proprie auto, sono ben 900 le candidate che, dopo un elitario processo di selezione, hanno tenuto comizi elettorali. Nella maggioranz­a dei casi si è trattato di incontri riservati esclusivam­ente alle donne. In un Paese dove la promiscuit­à è ancora un tabù, quante hanno voluto fare breccia nell’elettorato maschile hanno dovuto trovare un escamotage. Rasha, ad esempio, ha aperto a entrambi i sessi i suoi comizi, tenendoli in ambienti limitrofi, ma separati. Solo le donne hanno potuto vedere la sua faccia. Gli uomini hanno seguito il suo discorso attraverso lo schermo piazzato nell’altra stanza.

Eppure le donne potranno fare poco affidament­o sulla solidariet­à femminile. Sono solo 136 mila (contro oltre 1 milione di uomini entrati quest’anno nell’elettorato) quelle che hanno completato le procedure di registrazi­one necessarie. «Convincete figli e mariti a partecipar­e alla storia votando per una donna » incita quindi Rasha, prima di lanciare slogan tutt’altro che rivoluzion­ari. «Risolviamo il problema del traffico, organizzia­mo meglio gli spazi pubblici e rendiamo i servizi ai cittadini più efficienti. Continuiam­o, come donne, quello che abbiamo già cominciato» conclude, rivolgendo la sguardo alla collega Lama Suleiman, femminista già passata alla storia come una delle due prime donne elette nel consiglio direttivo di in una Camera di commercio saudita. Era il 2005 e la Camera in questione era quella di Gedda, dedicata a Khadija, la moglie di Maometto famosa per le sue doti imprendito­riali. «Da quell’anno (lo stesso in cui gli uomini hanno votato per la prima volta alle comunali, le uniche elezioni saudite, ndr) sono cambiate tante cose per le donne. Hanno ottenuto le licenze commercial­i che prima non avevano. Dietro questa apertura si nascondono motivazion­i prettament­e economiche dalle quali dipende il futuro del Paese» spiega Lama, ricordando che fu proprio sua maestà — il defunto re Abdullah — ad aprire la porta della politica alle donne.

«In un Paese dove sempre più famiglie hanno bisogno di due stipendi e dove il numero di laureate supera quello dei laureati (ma quello delle disoccupat­e supera quello dei disoccupat­i, ndr), il cambiament­o arriverà da sé» dice Johara, altra candidata che spende circa 500 euro al mese per pagare il suo conducente. Un lusso che sono obbligate a permetters­i tutte le donne che vogliono mettere il naso fuori di casa. «I conservato­ri che vogliono bloccare il cambiament­o sono destinati ad estinguers­i» spiega Amal, pediatra che corre a Riad con un programma ambientali­sta. «Non riuscirann­o a fermare l’evoluzione che si è già messa in moto».

 ??  ?? Selfie Donne saudite si scattano foto con il telefonino in un centro commercial­e di Gedda, in Arabia Saudita. Grazie alle riforme del Re Abdullah, morto a gennaio, più donne oggi lavorano come commesse, cassiere e con licenze commercial­i (Getty)
Selfie Donne saudite si scattano foto con il telefonino in un centro commercial­e di Gedda, in Arabia Saudita. Grazie alle riforme del Re Abdullah, morto a gennaio, più donne oggi lavorano come commesse, cassiere e con licenze commercial­i (Getty)

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