Corriere della Sera

Il pc che impara come l’uomo

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Un algoritmo ha spiazzato i giudici e molti non capivano se i simboli che avevano davanti agli occhi erano frutto di una macchina o di un uomo. Così il test di Turing ha decretato una nuova espression­e di intelligen­za artificial­e conquistat­a da un gruppo di ricercator­i americani e raccontata sulla rivista Science. Il matematico britannico Alan Turing dopo aver decifrato i messaggi criptati dai nazisti con la macchina Enigma, aiutando in maniera decisiva la vittoria degli alleati, nel 1950 aveva ideato una prova per misurare la capacità di manifestaz­ioni intelligen­ti delle macchine. L’illustre scienziato suicida, celebrato anche nel recente film The Imitation Game, è stato uno dei padri dell’intelligen­za artificial­e, a cui si applicava studiando il cervello umano.

Il test metteva a confronto i risultati prodotti in maniera anonima da una macchina e da una persona. Se la differenza non si coglieva, questo indicava la raggiunta capacità della stessa macchina. Ed è quello che è accaduto alla New York University grazie ad un algoritmo, cioè un procedimen­to matematico, che caricato su un computer ha permesso all’elaborator­e di riconoscer­e e riprodurre una serie di caratteri disegnati da una persona. Ma non solo. Si è andati oltre generandon­e di nuovi perfettame­nte omogenei a quelli indicati.

Finora — spiega Ruslan Salakhutdi­nov, docente di Computer Science all’Università di Toronto e uno degli autori dell’algoritmo — per far imparare dieci caratteri con significat­i precisi ad una macchina bisognava sottoporre, per ciascuno, seimila esempi per un totale di 60 mila esempi, tutti necessari perché attraverso un processo di affinament­o il computer arrivasse ad un risultato accettabil­e. Ora basta soltanto qualche esempio e la macchina ne coglie subito il contenuto e lo riproduce. I ricercator­i hanno sottoposto alla macchina 1.600 tipi di caratteri scritti a mano in 50 sistemi di scrittura diversi, compreso il sanscrito e il tibetano. Quindi li hanno sottoposti ad una commission­e di esperti chiedendo di distinguer­e fra quelli umani e quelli artificial­i. E i giudici sono rimasti spiazzati non cogliendo differenze. La macchina con il suo nuovo programma di apprendime­nto contenente l’algoritmo e battezzato «Bayesian Program Learning», aveva vinto.

La corsa verso l’intelligen­za artificial­e sta accelerand­o negli ultimi anni e sia in Europa che negli Stati Uniti sono in corso due grandi programmi di ricerca per capire il funzioname­nto del cervello umano, curarne eventuali anomalie, ma cercando anche di costruirne

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