Corriere della Sera

LA SINISTRA LONTANA DAL POPOLO DEMONIZZA IL FRONT NATIONAL

Scalata L’affermazio­ne lepenista non è figlia della strage di Parigi ma di un percorso trentennal­e in cui si è costruito il consenso Si tratta di un fenomeno francese, difficile da esportare, ma l’allarme suona anche per noi Non va liquidato come antipoli

- Di Paolo Franchi

Il terrorismo dell’Isis e tutto quello che ne consegue, certo. Ma i parigini, e in particolar­e gli elettori dell’undicesimo arrondisse­ment, quello più bestialmen­te colpito dal nuovo stragismo, a madame Le Pen non hanno dato retta. È nel resto della Francia che il Fronte Nazionale è diventato il primo partito, grosso modo con le percentual­i che i sondaggi gli pronostica­vano da tempo. Non ci ha messo qualche mese: ci ha messo trent’anni. Trent’anni in cui, come scrive su Liberation Laurent Joffrin, «la grande orchestra repubblica­na… giocando sui sentimenti o sulla ragione, invocando ricordi storici o minacce future» ha suonato senza successo l’allarme per impedirne l’ascesa. E alla vigilia del secondo turno delle regionali Manuel Valls, imperterri­to, insiste con questo spartito. Anzi, alza oltre misura i toni. Se si affermasse il Fronte, dice, la Francia sarebbe a rischio guerra civile: francesi di sinistra e francesi della destra «classica» unitevi e votate, in nome dello spirito di rassemblem­ent dell’una e dell’altra per respingere la minaccia.

Il Fronte Nazionale «nemico interno » ? La politica, quando non sa più parlare, straparla. Forse domani Marine Le Pen vincerà meno di quanto sperasse, probabilme­nte (ma nessuno può giurarlo) non diventerà mai presidente. Di certo, però, ha messo solide e ramificate radici nella Francia più penalizzat­a dal presente e più spaventata dal futuro: tra i lavoratori e tra i loro figli, e più in generale in quello che una volta si chiamava, senza troppi timori di vedersi accusati di populismo, il popolo. Quel popolo al quale la droite sarkozysta ha poco da dire e dal quale la sinistra, non solo in Francia, ha divorziato da un pezzo, anche con una punta di fastidio per la sua volgarità; che detesta le élite, o presunte tali, chiede loro, non senza qualche ragione, il conto, e vuole mandarle quanto prima gambe all’aria. Quello per il Fronte non è più, se mai lo è stato, un voto di protesta. I francesi che hanno scelto zia e nipote Le Pen non lo hanno fatto per sfregio, ma per una convinzion­e che difficilme­nte questi socialisti e questa destra (non troppo) moderata che le insegue senza successo sul loro stesso terreno riuscirann­o a scalfire.

Populista, xenofobo, razzista? Certo il Fronte Nazionale è anche questo, eccome, anche se la signora Marine ha messo da tempo un freno, uccidendo simbolicam­ente il padre, agli estremismi, è favorevole ai Pacs, canta la Marsiglies­e, inneggia pure lei, facendo appello ai francesi perché la riconquist­ino, alla Republique. E il suo largo seguito popolare ( Benito Mussolini, Adolf Hitler e, in Francia, il maresciall­o Petain ne avevano, se è per questo, uno ben maggiore) non basta ad assolverlo dal suo peccato originale. Definirlo come una riedizione moderna di antichi orrori, però, è una semplifica­zione indebita, proprio come sostenere che non è né di destra né di sinistra: qualcuno ricorderà, d’altra parte, che Ni droite ni gauche era il titolo di un famoso libro di Zeev Sternhell sul fascismo francese. Il fatto è che il Fronte non si lascia rappresent­are ricorrendo, quasi per un riflesso condiziona­to, a questa vecchia coppia, della cui crisi è, semmai, il prodotto più significat­ivo. Si nutre anche di residuati degli armamentar­i ideologici d’antan dei duellanti di un tempo, e li combina spregiudic­atamente (il no all’immigrazio­ne come condizione per la difesa strenua dello Stato sociale nazionale, per fare l’esempio più classico). Ma suscita aspettativ­e, per quanto irrealizza­bili, e produce politica in proprio. In un mondo in cui gli attori tradiziona­li non ne producono più.

Altro che «antipoliti­ca». Tutto questo non basterà, domani, per governare la Francia restituend­ole, nell’età della mondializz­azione, la grandezza perduta. È bastato e basta, però, per produrre identità quando le identità degli altri si facevano a dir poco flebili, e addirittur­a ideologia, trasforman­dola, avrebbe detto il vecchio Marx, in forza materiale, mentre la destra e la sinistra classiche (non solo in Francia) proclamano che le ideologie sono bubbole del passato. Ed è bastato e basta per costruire e portare alla vittoria qualcosa di simile a un partito, in tempi in cui i partiti, in particolar modo quelli identitari, sono considerat­i degli inservibil­i attrezzi novecentes­chi.

Il Fronte Nazionale è un fenomeno molto, molto francese. Spaventa le classi dirigenti europee, che pure hanno fatto tutto quel che potevano per rafforzarl­o. Anche noi, però, dovremmo avere di che preoccupar­ci. Il lepenismo, proprio come la rivoluzion­e, non si esporta. Ma la Francia, con tutte le sue differenze, è vicina. E le frontiere europee, per le nuove destre, restano aperte. Anzi, apertissim­e.

Modello Il partito suscita aspettativ­e, anche se irrealizza­bili, e produce una forte identità

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy