Corriere della Sera

Il laboratori­o per i tessuti hi-tech diviso fra Padova e Shanghai

La svolta cinese di C.P. Company. «Faremo sempre sportwear, però di lusso»

- Enrica Roddolo

.P. Company diventa cinese ma il laboratori­o di ricerca sarà italiano, anzi veneto», spiega il nuovo presidente Massimilia­no Tosi (già al timone di Napapjiri) scelto da Peter Wang che con la sua Tristate Holdings quotata a Hong Kong ha acquisito lo storico brand italiano C.P. Company. E dove in Veneto? «Vicino a Padova, lì con un team iniziale di una decina di persone sarà sviluppato un Trinovatio­n lab, simile a quello di Shanghai per lo sviluppo di lavorazion­i hi-tech dei capi. Vale a dire tessuti termosalda­ti o trattati con gli ultrasuoni. Perché il progetto di Wang per C.P. va nella direzione di innovazion­e e autenticit­à».

L’innovazion­e, sin dalle origini, è nel dna del brand fondato nel 1975 da Massimo Osti, allora giovane designer con la passione per la sperimenta­zione e l’innovazion­e tessile. «L’autenticit­à sarà l’altra angolazion­e di lettura del progetto Un numero bilingue da collezione: è la nuova Amica Internatio­nal, in edicola dal 10 dicembre. Agender, New Minimal, Wearable technology e 3D sono i temi attorno a cui si sviluppa il numero intitolato «A new era», cartaceo e in digital edition, anche nella app del Corriere, e con uno sviluppo di contenuti esclusivi nello speciale su amica.it. Un osservator­io internazio­nale che racconta di rilancio di C.P. — continua Tosi —: collezioni originali, sin dai tessuti e assieme legate all’heritage del marchio. Non a caso Tristate che all’interno ha già una divisione tessile, vuole arrivare a controllar­e l’intera filiera produttiva dei capi».

«Perché ho preso C.P.? Perché il marchio mi aveva colpito già 30 anni fa — risponde da Hong Kong Mr Wang —. Per me era stato come vedere Meryl Streep al cinema, il suo carattere e la sua intelligen­za oltre al volto della bellezza. L’intelligen­za di C.P. sta nella sua componente-innovazion­e, capace di catturare le emozioni». E quali sono i piani di rilancio? «C.P. è stato sin qui distribuit­o in Europa, Giappone e Corea, adesso conquister­emo i due più grandi mercati: Usa e Cina, che sono anche i mercati guida per lo shopping online. Seguirò la tradizione di mia madre, Madame Koo e di Osti».

Già, l’ambizione di Wang e Tosi va oltre lo sportswear, anche la moda del futuro intercetta­ndone lo stile, attraverso portfoli e servizi fotografic­i che anticipano le collezioni della prossima primavera-estate e raccontano i trend internazio­nali di fashion e lifestyle in tutte le loro sfumature. Interviste con influencer da Karl-Johan Persson (ceo di H&M) a Demna Gvasalia (direttore creativo di Balenciaga), dal designer Ora ïto all’hair perché nella Shanghai di fine Anni 30 la madre di Wang, la signora Wang Koo Yik Chun già lavorava nel settore con una sartoria da donna. Fu lei a fondare poi la Hwa Fuh Manufactur­ing Company. Una tradizione di famiglia continuata dal figlio Peter con Tristate, giro d’affari di circa 3,5 miliardi di dollari di Hong Kong, che produce capi di qualità per Burberry come Coach, e in parallelo distribuis­ce in Cina brand occidental­i con una rete Shanghai 1960 La signora Wang Koo Yik Chun, fondatrice del business tessile della famiglia Wang, inaugura un punto vendita con attrici del tempo. A sinistra, tre versioni della Goggle Jacket di 1.300 vetrine. «Tristate ora si sta focalizzan­do sui marchi proprietar­i: lo sportswear Haski, la moda donna deluxe Cissonne e EFM (Donrad Duncan Engineered for Motion)», spiega Tosi.

Dopo C.P., passata a Tristate per 19,2 milioni di euro, ci saranno altre acquisizio­ni in Italia? «Sì, e non solo nello sportswear ma anche nella moda donna se si presenterà l’occasione. Quanto al rilancio di C.P. l’idea è partire con l’autunno/inverno 2017 per preparare il grande rilancio della primavera/estate 2017». Anche la donna? «Ho un progetto di sportswear di lusso che mi piacerebbe realizzare come C.P.». Come è iniziato il sodalizio con Wang? «Ci conoscevam­o dai tempi in cui Tristate distribuiv­a Napapjiri, e grazie a Lorenzo Osti, figlio del fondatore e nuovo azionista di minoranza con un 5%, ci siamo ritrovati».

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