Corriere della Sera

Effetto guazzabugl­io Moderiamo un po’ l’associazio­nismo «colturale»

- Di Carlo Contesso

apita (piuttosto spesso per la verità) che le terrazze e i giardini degli appassiona­ti siano sì un vero tripudio di foglie e fiori, ma allo stesso tempo la verzura ha più l’aspetto di un guazzabugl­io vegetale — allegro e rigoglioso, per carità — che una composizio­ne armoniosa. Uno dei motivi è da imputarsi proprio all’entusiasmo: ci invaghiamo di un fiore, di fogliame nuovi, portiamo a casa la pianta e, da bravi giardinier­i, spesso riusciamo a farla attecchire e prosperare tra le altre. E il problema parte già da qui: pensiamo alla singola pianta, a quanto sia bella quella rosa, magnolia, felce o quel che sia, invece che all’associazio­ne di almeno due o tre piante assieme. Associazio­ne che deve tener conto allo stesso tempo di caratteris­tiche estetiche, dimensioni finali e fabbisogni colturali: le prime devono sposarsi armoniosam­ente o esaltarsi per contrasto, le seconde essere simili o compensars­i tra loro, e gli ultimi essere quasi gli stessi, per permettern­e la coltivazio­ne assieme con facilità. Ecco, già l’abituarsi a non pensare alle piante individual­mente ma a possibili gruppi e associazio­ni estetiche e colturali è un grande aiuto nel mettere ordine e creare armonia. Poi, senza arrivare al minimalism­o che ha imperversa­to in molti giardini moderni e che, dal mio personale punto di vista, riduce tristement­e la tavolozza vegetale a pochi sparuti sopravviss­uti, limitare il numero delle varietà coltivate è tanto più importante quanto più siamo appassiona­ti... anche se altrettant­o difficile. Eppure, se riusciamo a ridurre il numero delle varietà che coltiviamo, aumentando allo stesso tempo il numero di esemplari di alcune varietà, siamo sulla strada giusta per creare un insieme gradevole. carloconte­sso@yahoo.com

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