Lavoro, 250 mila occupati in più Stabilità, arriva il giudizio di Moody’s
L’industria cresce del 2,9%. L’agenzia: negativo il taglio dell’Imu, bene le riforme
ROMA La crescita del Prodotto interno lordo è accompagnata dal lento miglioramento di tutti gli indicatori del mercato del lavoro e della produzione (+2,9% in un anno), grazie al boom dell’auto. Nel terzo trimestre l’Istat ha registrato aumenti sia delle ore lavorate sia dell’occupazione, a fronte di una diminuzione della disoccupazione. L’analisi precisa, tuttavia, che il recupero dell’occupazione «sembra subire una battuta d’arresto nei mesi più recenti». Nell’ultimo trimestre solo il mese di agosto ha segnato una crescita, mentre nei due mesi successivi è seguita una frenata. Il risultato finale del periodo segna, dunque, un lieve passo in avanti (+0,1%, 32 mila unità in più) del tasso di occupazione, che sale al 56,4% tra le persone di età compresa tra 16 e 64 anni. Il documento considera anche le variazioni tendenziali rispetto all’ultimo anno. E qui i numeri riflettono gli effetti di strumenti come Jobs act e decontribuzione per le assunzioni. Nel terzo trimestre risultano occupati 22,49 milioni di lavoratori, vale a dire 247 mila in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, di cui però quelli dipendenti a tempo indeterminato solo 59 mila. L’aumento è dell’1,1% in dodici mesi e dello 0,2% se confrontato con il secondo trimestre 2015. L’Istat sottolinea che negli ultimi sei mesi si sono ridotti i divari territoriali: il sud tiene il passo del nord e oltre la metà della crescita dell’occupazione registrata in un anno (136 mila unità) è concentrata nelle regioni meridionali. Dai flussi tendenziali è stato rilevato che i giovani rappresentano oltre la metà dei nuovi occupati, un trend che si conferma in crescita. E a crescere è anche il tempo di permanenza nella cosidetta occupazione dei dipendenti a termine.
Sul versante opposto il tasso di disoccupazione registra secondo il report sul mercato del lavoro un calo «significativo», scendendo dal 12,3% all’11,7% nel terzo trimestre. Un dato che, tra l’altro, è ulteriormente sceso nel mese di ottobre attestandosi a quota 11,5%. Non a caso, nella enews dedicata all’avvio della Leopolda il premier Matteo Renzi ha lasciato un messaggio inequivocabile. «I dati di Inps e Istat per un volta vanno d’accordo e ci dicono che il lavoro in Italia è tornato a crescere. Buono anche il dato sulla produzione industriale. Secondo me non sarà un inverno fantastico per i gufi». Visione non condivisa dai sindacati, che ritengono i dati di ieri non significativi per centrare un’inversione di tendenza. «L’occupazione continua a essere bassa», specifica il leader della Cgil, Susanna Camusso, «si potrà parlare effettivamente di ripresa quando cambierà il dato strutturale della disoccupazione». Resta che i progressi del mercato del lavoro fanno il paio con quelli della produzione industriale, dove il record spetta all’auto con un tasso di crescita del 56,8% rispetto a ottobre 2014.
In serata, in una nota, l’agenzia di rating Moody’s ha scritto che la bozza della legge di Stabilità prefigura una presa di posizione meno ferrea in campo fiscale, cosa che viene considerata negativa per il debito pubblico, così come nel dettaglio i tagli alle tasse sugli immobili. Tuttavia, Moody’s definisce «credit positive» le mosse del governo sul versante delle riforme strutturali.