Corriere della Sera

QUELLO CHE RENZI SI GIOCA ALLE PROSSIME AMMINISTRA­TIVE

Scenario L’egemonia reale del premier sul Pd è incerta e le prossime elezioni locali sono un test importante Servirebbe un successo inequivoca­bile, mentre una sconfitta cocente sarebbe dannosa per lo stesso progetto del segretario

- di Michele Salvati

Chi si augura che la stagione delle riforme aperta da Renzi a passo da bersaglier­e possa dare frutti apprezzabi­li per il Paese, dev’essere consapevol­e che ciò avverrà se essa potrà sviluppars­i non solo nel corso di questa legislatur­a, ma anche nella prossima: le riforme messe in cantiere sono incomplete e quelle già deliberate o abbozzate richiedono un lungo periodo di adattament­o e di attuazione amministra­tiva. Da ciò segue che una vittoria del Pd nelle future e ancora lontane elezioni politiche non è solo l’ovvio obiettivo del presidente del Consiglio in quanto segretario di partito, ma è anche quello che chiunque sia favorevole alle riforme renziane si dovrebbe porre. Per raggiunger­lo sono necessarie circostanz­e economiche internazio­nali non sfavorevol­i: le riforme sinora fatte e la politica economica sin qui perseguita non sono sufficient­i a sostenere a lungo il clima di ottimismo che Renzi ritiene necessario

Le riforme varate hanno bisogno di tempo per produrre risultati concreti

al suo consenso politico, se la congiuntur­a economica europea e mondiale cedesse in modo significat­ivo. Sarà inoltre necessario, a suo tempo, il passaggio definitivo della riforma costituzio­nale in Parlamento e, soprattutt­o, una vittoria nel referendum che ad esso farà seguito. Probabile il passaggio parlamenta­re, difficile quello referendar­io, che vedrà uniti nel «No» tutti gli anti-renziani, ben consapevol­i che una sconfitta segnerebbe la fine dell’esperienza Renzi. Domanda: è anche necessario un esito delle prossime elezioni amministra­tive che sia percepito come un successo per il Partito democratic­o e per Renzi in particolar­e?

Un successo inequivoca­bile per il Pd (per dare un’idea: il mantenimen­to delle grandi città conquistat­e nell’ultima tornata — Roma, Milano, Tori- no, Bologna, Cagliari — e la riconquist­a di Napoli) certamente non guasterebb­e, mentre una sconfitta cocente sarebbe dannosa per lo stesso progetto nazionale di Renzi: un clima di sconforto e recriminaz­ioni si protrarreb­be nel partito per un periodo non breve, darebbe fiato agli avversari politici e nuovo vigore ai conflitti interni. Date le condizioni degli avversari e l’umore del Paese la «sconfitta cocente» mi sembra altrettant­o improbabil­e del «successo inequivoca­bile»: è più probabile una « non- vittoria » o una «non sconfitta», un esito misto che il segretario potrebbe attribuire allo stato in cui si trova ora il Partito democratic­o. Tutti sanno che l’egemonia ideologica e organizzat­iva del premier sul suo partito è ancora incerta e sanno anche che egli ha ben presente il problema. Come per le riforme, si tratta però di un compito di lunga lena, di un problema la cui soluzione dipende in larga misura dal continuo successo nazionale del partito: per unificarlo, scuole di politica e campagne ideologich­e possono essere utili, ma, come dicono gli inglesi, «niente ha più successo del successo». Se è così, probabilme­nte Renzi si terrà ad una certa distanza dalle battaglie sulle candidatur­e e sulle alleanze che infurieran­no a livello locale, utilizzand­o la moral suasion di cui dispone in pochi casi particolar­mente importanti e riservando­si un ruolo di vigilanza sul rispetto delle regole che lo Statuto prescrive.

Ma, per quanto grande sia la distanza che Renzi terrà dalle scelte locali e scrupoloso il rispetto delle regole statutarie, è inevitabil­e che le candidatur­e e le alleanze a livello comunale saranno anche lette come una cartina di tornasole del grado di consenso di cui il segretario dispone oggi nel corpo del partito. Gli avversari della linea Renzi aspettavan­o questa occasione, ben sapendo che è a livello locale, tra gli iscritti, tra i militanti, nel tradiziona­le mondo di sinistra, che essi dispongono dei loro maggiori punti di forza. La loro minaccia è che candidati eccentrici rispetto a quel mondo — Sala a Milano, per intenderci — demotivere­bbero i militanti e metterebbe­ro a rischio lo stesso risultato delle elezioni.

La loro speranza è che un successo di candidati non renziani o un insuccesso dei renziani cambierebb­ero gli equilibri interni del partito e porrebbero le basi per una rivincita a livello nazionale. Il guanto di sfida è stato lanciato con la letteraapp­ello dei tre sindaci «arancione» di Milano, Genova e Cagliari. A Renzi non resta che raccoglier­lo.

Cambiament­i

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