Corriere della Sera

Il premier e i timori sulle Amministra­tive

- DALLA NOSTRA INVIATA Maria Teresa Meli

«Ma vi pare che debba subire gli attacchi su questa storia proprio io, l’unico che non c’entra niente? Sono arrivato quando il disastro era già stato fatto, perché è il frutto di scelte ventennali, e i governi precedenti non avevano combinato niente, ma non mi tiro indietro di fronte alle responsabi­lità. Adesso andremo all’attacco». Con i collaborat­ori e i fedelissim­i Matteo Renzi non nasconde il disappunto (per usare un eufemismo) per la polemica che infuria sulle quattro banche salvate in extremis dall’esecutivo. Una polemica che ha offuscato la partenza della Leopolda, il laboratori­o molto amato dal premier. E questo è indubbiame­nte un altro motivo di cruccio per il presidente del Consiglio. Il quale però non rinuncia al suo stile combattivo, nemmeno in questa occasione che lo vede in grande difficoltà. Renzi sta meditando un colpo di teatro: incontrare una delegazion­e degli obbligazio­nisti finiti sul lastrico. Non solo, il premier vuole veder chiaro sul ruolo che ha avuto Bankitalia in questa vicenda: «Ha vigilato?». Renzi sembra nutrire qualche dubbio. E chi ci ha parlato in queste ore racconta che il premier non si aspettava che scoppiasse questo pandemonio perché aveva ricevuto garanzie dalla Banca d’Italia: dopo la riforma delle popolari a via Nazionale avrebbero pensato a sistemare tutto. Non è un caso, quindi, se uno dei suoi fedelissim­i, il responsabi­le Giustizia del Pd David Ermini, punti l’indice contro Bankitalia, sottolinea­ndo

che la Commission­e d’inchiesta dovrà occuparsi anche di questo. Ossia di quello che ha fatto o non ha fatto via Nazionale, dal momento che questi istituti erano in sofferenza da tempo: «Bisognerà indagare sul suo ruolo di vigilanza, su come è stato svolto sin qui». Dunque, il premier sembra ritenere che l’attacco sia la migliore difesa. Ma questo non contribuis­ce a migliorare il suo stato d’animo. Renzi è infastidit­o per le «strumental­izzazioni» che sono state fatte sul suicidio di un investitor­e. «C’è chi si sta esercitand­o in un vero e proprio sciacallag­gio», si sfoga con i parlamenta­ri a lui più vicini. E ogni riferiment­o a Salvini o ai Cinque Stelle è puramente voluto. «Io — continua il premier — non ho mai fatto favoritism­i nei confronti di nessuno, e non li ho fatti nemmeno questa volta. È un’assurdità inammissib­ile il solo pensarlo». Renzi vuole andare all’attacco perché sa di «avere la coscienza a posto» e per questo rivendica «con orgoglio» il decreto varato dal governo per salvare le quattro banche. Ma il premier sa anche che la situazione è difficile perché i paletti posti dalla Ue non sono aggirabili: «Con le regole dell’Europa è praticamen­te impossibil­e salvare in modo definitivo tutti gli azionisti». Questi sono i problemi dell’oggi per Matteo Renzi, ma il premier ha un altro assillo che riguarda il futuro prossimo: quanto inciderà questa vicenda sulle amministra­tive? Quello che è successo, infatti, potrebbe contribuir­e al calo di fiducia degli italiani nei confronti delle istituzion­i e della politica e avere perciò un impatto negativo sulle urne. Anche per questa ragione il premier preferisce «andare all’attacco».

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