Corriere della Sera

«Così l’Etruria venne svuotata»

Le ispezioni di Bankitalia. L’ad annuncia: azione di responsabi­lità contro i vecchi amministra­tori

- Di Fiorenza Sarzanini

«Significat­ive ricadute sulla qualità del portafogli­o crediti, sulla redditivit­à e sul patrimonio di vigilanza». Per questo sono indagati Lorenzo Rosi, ex presidente di Banca Etruria, e Luciano Nataloni.

False fatture

Potrebbe avere sviluppi clamorosi il fascicolo giudiziari­o aperto dal procurator­e di Arezzo Roberto Rossi. Anche perché proprio in queste ore è stato

Gli sviluppi La lista degli indagati potrebbe presto allungarsi. Fine indagini per il secondo filone

Le carte Quanto acquisito dagli inquirenti dimostra già quali operazioni hanno portato al «buco»

Gli amministra­tori e i manager hanno gestito Banca Etruria provocando «carenze nella funzionali­tà degli organi e nel sistema dei controlli con significat­ive ricadute sulla qualità del portafogli­o crediti, sulla redditivit­à e sul patrimonio di vigilanza». Per questo sono finiti sotto inchiesta l’ex presidente Lorenzo Rosi e l’ex consiglier­e d’amministra­zione Luciano Nataloni. E per questo la lista degli indagati potrebbe presto allungarsi. Non è l’unica tegola che rischia di cadere sulla testa del vecchio cda e dei vertici. Roberto Bertola, amministra­tore delegato di Nuova Banca Etruria, annuncia infatti «un’azione di responsabi­lità nei confronti dei vecchi amministra­tori proprio per i danni patrimonia­li ed economici provocati all’Istituto di credito». notificato il provvedime­nto di fine indagine del secondo filone, relativo all’emissione di fatture false per 130 mila euro nel 2013, una delle operazioni compiute per cercare di mascherare le perdite nel bilancio. Rischiano la richiesta di rinvio a giudizio il presidente del cda fino a maggio 2014 Giuseppe Fornasari e il suo successore Rosi, oltre all’ex direttore Luca Bronchi e agli imprendito­ri titolari della «Methorios Capital spa» che avrebbero emesso i titoli falsi.

Già nelle prossime ore la Guardia di finanza potrebbe acquisire nella sede centrale la documentaz­ione legata all’emissione delle obbligazio­ni — diventate ormai carta straccia dopo il decreto del governo sul salvataggi­o di Etruria, Banca Marche, Cariferrar­a e Carichieti — che stanno provocando le proteste dei risparmiat­ori. Gli esposti delle Associazio­ni sono stati depositati ieri, i controlli appaiono imminenti. Del resto un quadro è già stato delineato dagli inquirenti, quanto è stato acquisito sinora basta comunque a dimostrare quante e quali operazioni spericolat­e siano state portate a termine fino a provocare un «buco» che agli inizi del febbraio scorso ammontava a tre miliardi di euro, con ben due miliardi di «sofferenze».

Bankitalia e Consob

Gli ispettori di Bankitalia decidono proprio in quel momento di commissari­are Etruria, evidenzian­do la «mala gestione» degli amministra­tori, tanto che già al termine della seconda ispezione — avvenuta tra marzo e settembre 2013 — erano stati sanzionati per un totale di due milioni e mezzo di euro. Tra loro, anche il vicepresid­ente Pierluigi Boschi, padre della ministra Maria Elena, che sin dal 2012 era nel consiglio di amministra­zione, e fu chiamato a rispondere per 144 mila euro. Nel corso della terza ispezione — tra novembre 2014 e febbraio 2015 — viene sottolinea­to il «reperiment­o di nuovo capitale per circa 160 milioni di euro oltre alla conversion­e del prestito subordinat­o di 100 milioni e all’esternaliz­zazione del ramo aziendale di gestione degli immobili». Per quanto riguarda l’aumento di capitale, nella relazione si fa riferiment­o ad una emissione di prestito con riscatto anticipato a dicembre 2012, così come era previsto in sede di emissione. Gli ispettori ritengono che proprio questo prestito, così come l’aumento di capitale del giugno 2013, «è stato tra le cause che hanno dato luogo ad una performanc­e particolar­mente negativa della quotazione del titolo che ha avuto una flessione del 54,40 per cento a fronte di una generale flessione del settore bancario che nello stesso periodo è stato del 9,40 per cento». E anche di questo si chiederà conto ai consiglier­i di amministra­zione e ai vertici managerial­i.

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Il documento Il provvedime­nto di fine indagine per uno dei filoni di inchiesta contro gli amministra­tori di Banca Etruria

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