Mogherini e Assad: sul suo destino decidano i siriani
Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera della Ue, racconta al Corriere come si è arrivati alla risoluzione Onu sulla Siria: «È la via europea alla soluzione delle crisi, il successo dei formati multilaterali». E sul destino di Assad: «Esistono opinioni diverse, ma spetterà ai siriani decidere».
Nella giornata in cui la Russia celebra la fondazione della Ceka, antesignana del Kgb, Vladimir Putin fa sapere che la Russia non ha affatto esaurito il suo potenziale bellico in Siria. E ha un nuovo scambio di «cortesie» con i governanti turchi che, comunque, non dureranno per sempre, fa capire: «Nulla è eterno». Da Ankara il primo ministro usa la stessa retorica: Putin «crede di essere tornato ai suoi giorni nel Kgb». Quella che una volta si chiamava la giornata del cekista è una ricorrenza che Vladimir Vladimirovich non trascura mai. All’inizio era il presidente ad andare dai suoi ex colleghi alla Lubyanka, sede storica dei servizi segreti fondati da Feliks Dzerzhinskij, uno dei fedelissimi di Stalin. Adesso sono i cekisti, vale a dire gli uomini dell’Fsb, dell’Svr (spionaggio estero) e degli altri servizi a recarsi da lui al Cremlino. Dopo aver sottolineato i successi degli agenti nella caccia ai terroristi e alle spie, vere e presunte, è passato a parlare di Siria e di Turchia. Proprio in Siria, dove la Russia è stata accusata di bombardare un po’ alla cieca, colpendo anche i civili come accadeva in Cecenia negli anni passati, Putin ha invece lodato l’attività dei suoi: «Vediamo come i nostri piloti e gli agenti dell’intelligence coordinano i loro sforzi, con le varie forze, esercito, marina e aeronautica. E come adoperano le armi più moderne». Ma non sono le uniche nell’arsenale russo: «Voglio sottolineare che queste non sono assolutamente tutte le nostre capacità belliche. Abbiamo molti altri mezzi militari e li useremo, se sarà necessario». In un’altra dichiarazione di qualche giorno fa, il presidente aveva ricordato come i missili lanciati da un sottomarino potrebbero anche essere armati con testate nucleari. «Ma naturalmente contro i terroristi questo non serve e spero che non servirà mai». Putin ha poi affermato che il suo Paese oggi parla con tutti senza difficoltà, con il presidente Assad, ma anche con gli Stati Uniti e con l’Arabia Saudita. «E questo perché noi non scodinzoliamo e non cambiamo posizione». Chiaro che il principale obiettivo dell’ironia putiniana è la Turchia, con la quale i rapporti sono ancora tesissimi visto che Ankara ha deciso di non scusarsi per l’abbattimento del bombardiere russo e per l’uccisione del pilota. Scuse che Mosca riteneva dovute visto che formalmente i due Paesi sono alleati contro il terrorismo e non nemici. Ma Putin ha voluto precisare ieri che lui non ce l’ha con la Turchia, che, anzi, tutti i russi considerano Paese amico. Il nemico oggi è il governo del presidente Erdogan che sta islamizzando il Paese. «Ma nulla sotto la luna è eterno», ha aggiunto ieri, ricorrendo a un modo di dire russo che equivale al nostro «sotto il sole». Il premier turco Davutoglu ha risposto alle dichiarazioni che ipotizzavano un Atatürk, fondatore dello Stato, che si «rivoltava nella tomba» per l’islamizzazione perseguita da Erdogan. «Putin crede di essere tornato ai suoi giorni nel Kgb che invece non esiste più, così come la propaganda sovietica. Tutta roba da libri di storia». Per poi aggiungere: «A volte ho l’impressione che parli come se avesse di fronte il Politburo».
@Drag6