Corriere della Sera

I 300 milioni per le mance degli onorevoli

Risorge la vecchia finanziari­a delle lobby sotto le ceneri della «Stabilità»

- Di Sergio Rizzo

Dallo sconto fiscale per la compravend­ita dei calciatori ai soldi per casinò, festival, cori e bande. Anche quest’anno nella legge di Stabilità targata Renzi (tra le più obese della storia) spunta il «fondo per gli interventi struttural­i di politica economica»: 300 milioni destinati a soddisfare gli onorevoli, il cosiddetto serbatoio delle mancette parlamenta­ri.

Il buon Natale agli elettori siciliani l’ha regalato il deputato democratic­o loro conterrane­o Angelo Capodicasa. Con un emendament­o ha fatto prorogare per un anno i contratti di settemila precari nei Comuni falliti o sull’orlo del dissesto. «E senza neppure dover attendere il milleproro­ghe!» ha esultato l’onorevole che fu per una breve stagione, alla fine degli anni Novanta, addirittur­a presidente della Regione siciliana. Ma sul fatto che assomigli tanto alla solita grande operazione cli ente larassiste­nziale c’ è po coda esultare. Esattament­e come peri 20 milioni elargiti dalla medesima legge di Stabilità ai forestali calabresi. Ancora una volta, come sempre, da tempo immemore. A dimostrazi­one del fatto che non basta cambiare il nome a una legge perché la legge cambi davvero.

Correva l’anno 2009 e Giulio Tremonti descriveva l’assalto alla diligenza che stava accompagna­ndo la legge di bilancio in parlamento per l’ennesima volta come «un film dell’orrore che non vogliamo più proiettare». Mesi più tardi la finanziari­a diventava così «legge di Stabilità». Un provvedime­nto «totalmente tabellare», ispirato quindi alle sobrie leggi di bilancio britannich­e inemendabi­li, precisava l’ex ministro dell’Economia che vedeva materializ­zarsi un sogno inseguito dal 2002. Ma che invece continua a rivelarsi, anno dopo anno, un autentico incubo.

La prima finanziari­a risale al 1978: sessanta articoli e quattro tabelle. Da allora è stato un crescendo inarrestab­ile fino ai 1.364 indecifrab­ili commi della legge di bilancio 2007, la prima del secondo governo Prodi. A nulla sono serviti gli appelli del Colle, da quel messaggio alle Camere trasudante indignazio­ne di Carlo Azeglio Ciampi nel 2004, alle reprimende del suo successore Giorgio Napolitano. E la parolina magica, «stabilità», si è rivelata una illusione assoluta.

Alla faccia della stessa norma grazie alla quale la vecchia finanziari­a è diventata cinque anni fa «legge di Stabilità», e secondo cui il provvedime­nto di bilancio non può contenere disposizio­ni localistic­he o microsetto­riali, oggi la seconda «legge di Stabilità» targata Renzi si avvia a salire sul podio delle finanziari­e più obese della storia. È entrata infatti in aula alla Camera con 993 commi. Appena dietro i 1.364 della legge di bilancio 2007 e i 1.193 di quella dell’anno seguente. Una creatura mostruosa uscita da quello che ha definito «un suk indecente in commission­e bilancio» il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta. Che però deve aver scordato l’indecenza del medesimo suk quando era il suo partito a menare la danza.

La prova che si sapeva fin dall’inizio come sarebbe andata a finire, del resto, sta tutta in quello che si chiama «fondo per gli interventi struttural­i di politica economica»: 150 milioni a disposizio­ne della Camera e altrettant­i del Senato per soddisfare le richieste degli onorevoli. Con la presenza di quell’aggettivo, «struttural­i», che conferisce amara comicità a questo serbatoio delle marchette parlamenta­ri.

Ecco allora spuntare, accanto a cose che molto hanno fatto discutere come i 500 euro ai diciottenn­i e i 100 milioni del 2 per mille alle associazio­ni culturali, anche 9 milioni per il comune di Campione d’Italia: dove la locale casa da gioco in dieci anni ha perso 105 milioni. Perdite, quelle sì, «struttural­i». È l’emblema della morale a doppio senso di uno Stato che mentre dice di voler colpire il gioco d’azzardo ripiana le perdite del casinò di proprietà di una società pubblica. Per giunta avendo stabilito che gli enti locali devono cedere le partecipat­e non coerenti con l’attività istituzion­ale. E c’è forse qualcosa di meno coerente di un casinò?

Impossibil­e che in cima all’elenco delle mance impietosam­ente compilato dal Movimento 5 Stelle non finisse quel finanziame­nto. Insieme ai 20

Campione d’Italia Nove milioni andranno a Campione d’Italia dove la casa da gioco ha perso 105 milioni

milioni per i collegamen­ti aerei con la Sicilia, ai 15 del Fondo per la montagna, ai 10 del Comitato per le Olimpiadi di Roma 2014, ai 10 per Radio Radicale, ai 5 per la bonifica della Valle del Sacco, allo sconto fiscale sulla compravend­ita dei calciatori... Per non parlare di briciole ancora più minute contenute in quella lista. Come i soldi per finanziare festival, cori e bande: 3 milioni in tutto. O il milioncino al Club alpino e al Centro ricerca Ebri, i 500 mila euro alla Fondazione Maxxi e all’Istituto Suor Orsola di Benincasa, i 300 mila per la sopravvive­nza della società Dante Alighieri, fino ai 70 mila al museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata. Interventi, ne siamo sicuri, in qualche caso anche doverosi al di là delle scontate critiche grilline. Ma che con la «legge di Stabilità» c’entrano come i cavoli a merenda.

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