Corriere della Sera

Il piccolo Watergate tra i democratic­i Usa

Sanzionato dal partito, il senatore del Vermont ha fatto ricorso e ha vinto

- Di Giuseppe Sarcina

Piccolo Watergate tra i democratic­i: il team del rivale di Hillary, Bernie Sanders, è accusato di aver saccheggia­to i file elettorali di Clinton. Sanzionato dal partito, il senatore del Vermont ha vinto il ricorso.

orientamen­ti politici, culturali, sensibilit­à su alcuni temi (ambiente, sanità, eccetera) e altro ancora. Tutta questa materia prima è a disposizio­ne dei candidati che costruisco­no il loro personale e inviolabil­e sotto-archivio.

Ogni campagna viene organizzat­a seguendo strategie di comunicazi­one sempre più raffinate: le persone vengono catalogate, raggruppat­e per aree e poi contattate direttamen­te, via mail, per telefono eccetera. Sapere cosa fanno i concorrent­i, evidenteme­nte, potrebbe essere molto utile. La violazione dei file di oggi corrispond­e alle intercetta­zioni con le microspie del 1972.

Bene, venerdì 18 dicembre i dirigenti del partito accertano che quattro utenti riconducib­ili allo staff di Sanders hanno frugato in 25 file di Hillary Clinton. A quel punto il Comitato nazionale dei Democratic­i, l’organismo di garanzia del partito, impedisce al settantaqu­attrenne senatore del Vermont di entrare in ogni database. Una decisione clamorosa e dagli effetti potenzialm­ente devastanti.

Sanders reagisce a tono: con un ricorso federale chiede di annullare il divieto del partito. Sostiene di essere gravemente penalizzat­o: senza l’accesso ai dati non può raccoglier­e 600 mila dollari di donazioni al giorno.

Ieri mattina il Comitato di garanzia riapre le porte digitali a Sanders, pur precisando che l’inchiesta proseguirà. Ma la vicenda non è chiusa. L’outsider decide di trasformar­la in un caso politico, accusando il partito di boicottare gli avversari di Hillary Clinton, cioè lui e l’ex governator­e del Maryland, Martin O’Malley (dato al 3% nelle preferenze di voto).

Robby Mook, portavoce di Clinton, invece, ne ha approfitta­to per macchiare la veste immacolata del senatore: «I nostri dati sono stati rubati: non è stato, come sostiene lo staff di Sanders, un errore».

Si vedrà se e come il piccolo Watergate affosserà le possibilit­à di Sanders che è già scivolato molto indietro nei sondaggi: 31,1% in media, contro il 55,9% della capolista Hillary.

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