Corriere della Sera

Berlusconi e il partito nel caos: decido solo io

L’ex premier placa Brunetta dopo l’affondo di Romani e nega avvicendam­enti: ora resta tutto com’è Ma in Forza Italia la tensione è altissima. E diventa un caso anche la cena di Natale con i parlamenta­ri

- Tommaso Labate

«Adesso basta, chiamo la polizia postale. Chiamatemi la polizia postale». E poi, dopo qualche minuto. «Pronto, polizia postale? Sono l’onorevole Renato Brunetta...». Ci sono tragedie che si limitano a finire in tragedie. E tragedie (politiche), come quella vissuta da Forza Italia nei giorni che invece avrebbero dovuto inguaiare il governo di Matteo Renzi, che sfociano in farsa.

Alle otto di ieri sera, qualche ora dopo aver ottenuto la pubblica fiducia piena di Silvio Berlusconi, qualcuno segnala a Renato Brunetta che un sito Internet avrebbe appena dato la notizia delle sue imminenti dimissioni dalla guida del gruppo forzista alla Camera. L’ex ministro, che rimane saldo al suo posto nonostante le voci alimentate dai suoi nemici, ha due strade. Farsi una risata sopra o passare dalle parole ai fatti. A sentire il racconto che il deputato-testimone Rocco Palese farà più tardi ad alcuni colleghi, sceglie la seconda. E fa una denuncia alla polizia postale.

L’episodio, che accade alla Camera durante la discussion­e della legge di stabilità, spiega meglio di ogni altra cosa il clima che si respira dentro Forza Italia. Un «tutti contro tutti» dove «corvi, veline e veleni», si mormora all’interno dei tanti capannelli a Montecitor­io, hanno preso il posto della vecchia battaglia politica (pare che per le tensioni venga annullata anche la cena di Natale tra il leader e i parlamenta­ri).

Berlusconi pensava che il momento peggiore fosse passato. Ma ieri mattina, quando la notizia della presunta sostituzio­ne di Brunetta con Mara Carfagna fa il giro della Rete, è costretto a intervenir­e. Prima a voce, al telefono con un Brunetta furibondo e con l’incolpevol­e Carfagna, che rimane senza parole («È tutto falso, tutto inventato»). Poi con una nota, in cui conferma «piena fiducia» a un capogruppo — testuale — «sempre più spesso chiamato a esercizi di pazienza».

Morale della favola? La «rivoluzion­e», semmai fosse stata imminente, torna nel cassetto. E un Berlusconi stufo di dover sedare le liti di un partito perennemen­te oltre l’orlo della crisi di nervi, diffonde il verbo in tante telefonate con altrettant­i parlamenta­ri. «Adesso sto perdendo la pazienza. Le caselle nel partito e nei gruppi cambiano quando lo dico io. E per ora rimane tutto com’è». Resta al suo posto Paolo Romani, il presidente dei senatori accusato di filorenzis­mo. E resta al suo posto Brunetta, messo sul banco degli imputati con il capo d’accusa uguale e contrario.

Ma il gong suonato da Berlusconi non basta. «Berlusconi capisce il malessere nel partito. Ora serve un confronto», mette a verbale Altero Matteoli in un colloquio con Adnkronos. E il governator­e ligure Giovanni Toti rincara la dose: «Serve una classe dirigente che sia legittimat­a, oltre che da Berlusconi, anche dal basso. Non è possibile che qualcuno pretenda di votare sui capigruppo lasciando che il resto, dall’ufficio di presidenza ai coordinato­ri, rimanga così com’è...». Perché in fondo, dentro Forza Italia, è in corso una specie di partita di shangai. Dove per spostare una bacchetta bisogna evitare di sfiorare tutte le altre. Altrimenti tocca ricomincia­re daccapo.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy