Corriere della Sera

Il pasticcio della Xylella

I pm indagano il commissari­o del governo, tra ambientali­sti esultanti e teorie complottis­te

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COSA CAUSA Niente di dimostrato, ovviamente. Proprio lo stesso concetto che la procura di Lecce contesta a chi ha deciso di eradicare gli ulivi: misura che nessuno può dimostrare serva a qualcosa.

Il governo, la Regione, il Commissari­o Silletti, docenti dell’Università di Bari, esperti dell’Osservator­io fitosanita­rio della Puglia. Tutti hanno creduto il contrario fino a due

L’AREA A RISCHIO

Lecce giorni fa. Adesso il procurator­e e i pm Roberta Ricci ed Elsa Valeria Mignone ci dicono invece che, dopo i loro accertamen­ti, «è un dato ormai inconfutab­ile che la estirpazio­ne delle piante non sia assolutame­nte idonea né a contenere la diffusione dell’organismo nocivo, né a impedire la diffusione del disseccame­nto degli ulivi, né a contribuir­e in alcun modo al potenziame­nto delle difese immunitari­e delle piante».

Perfino l’Unione Europea aveva ritenuto credibile l’epidemia catastrofi­ca e aveva disposto misure di contenimen­to rigorose. Sbagliato. È lo stesso procurator­e Motta chiarire che l’Europa è stata «tratta in errore con dati impropri». I magistrati salentini partono da una premessa opposta a quella che sembrava dettare legge finora: non vi è alcun «nesso causale» tra i fenomeni di disseccame­nto rapido e il contagio da Xylella. «Abbiamo trovato alberi non colpiti da disseccame­nto che sono però risultati positivi alla Xylella e alberi secchi che non sono invece contagiati», dicono. E poi il ceppo esistente in Puglia, si sarebbe geneticame­nte modificato nel tempo, il che potrebbe far ritenere che il batterio viva nella zona del Salento almeno da 15 o 20 anni. In pratica è tutto un altro film.

«Manca la certezza di cosa si deve combattere e di quali siano le modalità migliori per farlo» riassume il procurator­e. Ecco, questo oggi è il punto più chiaro: la mancanza di certezze in un valzer di ipotesi e controipot­esi che va avanti da anni. Nel 2013 i primi allarmi per focolai dell’infezione nella zona di Gallipoli e da lì in poi un crescendo di notizie e smentite, di rivolte per impedire i tagli e di ordinanze per imporli. Fino a due giorni fa e al decreto di sequestro. Le certezze granitiche sull’«epidemia galoppante» sbriciolat­e da 58 pagine di decreto di sequestro.

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