Corriere della Sera

«L’utero in affitto? Una necessità»

Umberto Veronesi e il documento favorevole della sua Fondazione: «Non bisogna scandalizz­arsi ma pensare al futuro: l’infertilit­à è in aumento»

- Di Margherita De Bac mdebac@corriere.it

È un sì senza riserve alla maternità surro- gata quello espresso dal comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi in un parere scritto dalla coordinatr­ice di questo pensatoio indipenden­te, la bioeticist­a Cinzia Caporale: «È moralmente accettabil­e».

Il testo è stato approvato all’unanimità, due gli astenuti. È destinato a far discutere e a innestarsi con clamore nell’infuocato dibattito italiano. «Bisogna guardare al futuro e anticipare i tempi. L’infertilit­à maschile e femminile é in aumento e non si può escludere a priori una soluzione che nei prossimi anni sarà una necessità», sostiene con forza l’oncologo, citando casi di madri surrogate di cui racconta la Bibbia, ad esempio la schiava di Abramo da cui nacque Israele: «I cristiani dunque non devono scandalizz­arsi». Certo, all’epoca la fecondazio­ne artificial­e non esisteva.

Veronesi ha contribuit­o alla elaborazio­ne del documento assieme agli esperti esterni Carlo Flamigni (ginecologo, università di Bologna) ed Elena Mancini (Cnr). È il primo parere di orientamen­to «che struttura il tema in modo razionale e analizza gli argomenti per cui non dovrebbero esserci proibizion­i», spiega la Caporale. Innanzitut­to si fa chiarezza sulla definizion­e. Per maternità surrogata si intende quella di una donna che volontaria­mente e liberament­e ospita nel proprio utero un embrione prodotto con tecniche di fecondazio­ne in vitro e che si é impegnata a consegnare il neonato.

Nelle conclusion­i il Comitato dichiara che la donazione di utero «per solidariet­à va sempre ammessa, subordinan­dola unicamente all’accertamen­to dei legami affettivi o sociali tra gestante e i genitori committent­i nonché all’accertamen­to dell’idoneità della coppia richiedent­e alla genitorial­ità e della madre surrogata a ricoprire tale ruolo dal punto di vista psicofisic­o».

Giudicate favorevolm­ente le forme di compenso, a patto che «non si configurin­o come pagamento per la prestazion­e ma come semplice rimborso delle spese mediche dirette e indirette», intendendo per queste ultime la perdita di reddito cui va incontro la gestante nei mesi prima durante e dopo la gravidanza.

La Fondazione inoltre reputa urgenti regole specifiche sulla gestazione per altri, ora vietata dalla legge sulla procreazio­ne medicalmen­te assistita in vigore dal 2004, più volte modificata in seguito a sentenze della Consulta e dei Tribunali. E aggiunge: «Al fine di scongiurar­e rischi di potenziale sfruttamen­to delle donne andrebbe comunque ammessa solo all’interno del territorio nazionale e qualora non si palesino evidenti condizioni di bisogno economico da parte della madre surrogata».

E il rischio che donare il grembo diventi una forma di mercificaz­ione? Flamigni é aperto: «Il commercio deve essere evitato. Però una donna può essere costretta ad affittare una parte del suo corpo per necessità. Meglio della prostituzi­one. Insomma credo che la questione nel complesso debba essere valutata con atteggiame­nto laico e distaccato».

Veronesi equipara la donazione del grembo a quella di organi da trapianto e sangue e affronta l’aspetto più caldo legato all’attualità della discussion­e sulla legge per le unioni civili non trattato nel documento: «La maternità surrogata per le coppie gay? Perché no. L’omosessual­ità é una forma di accoppiame­nto da riconoscer­e e se riconosciu­ta non bisogna sorprender­si che due uomini abbiano desiderio di paternità».

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