L’arte clonata Dalla finta Madonnina del Duomo alla copia del Bronzo di Riace I doppi che fanno il giro del mondo
La copia del Bronzo A di Riace è esposta al Liebieghaus Museum. Il permesso per la «clonazione» fu ottenuto dal critico Vinzenz Brinkmann nel 2012
Nel 1936 Walter Benjamin parlò nel suo celeberrimo saggio dell’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, ragionò sul ruolo del cinema e della fotografia e sulla loro «responsabilità» nel cambiamento del rapporto tra capolavori e masse. Non avrebbe mai immaginato che il secolo successivo avrebbe proposto sistemi immensamente più raffinati di vera e propria clonazione.
I doppi d’arte ormai ci circondano. Il 16 dicembre a palazzo Lombardia a Milano ha trovato sede definitiva la copia della Madonnina del Duomo, realizzata dalla Fonderia Nolana Del Giudice ed esposta all’Expo, perfetta in ogni dettaglio grazie alle scansioni 3D dell’originale di Giuseppe Perego del 1774. A Palermo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sabato 12 dicembre ha assistito nell’oratorio di san Lorenzo al disvelamento del clone della «Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi» di Caravaggio, capolavoro rubato nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 e mai più ritrovato. L’originale finì nelle mani della mafia (ne parlarono Giovanni A Palermo La Natività di Caravaggio fu rubata nel 1969 e mai più ritrovata. Questa è la copia «perfetta» esposta nell’oratorio di San Lorenzo Brusca e Francesco Marino Mannoia nei processi degli anni 90) e forse fu distrutto. Sky ha commissionato il progetto (100 mila euro) a Factum arte, società specializzata nella riproduzione di opere, e la Natività (riprodotta grazie a foto d’archivio) è tornata al suo posto, donata alla città di Palermo. Lo storico dell’arte Claudio Strinati parla di «effetto Jurassic Park. È stato ritrovato il Dna del Caravaggio perduto, l’opera è stata riprodotta e ora possiamo quasi “commemorarla” come se fosse reale e presente».
Un altro esatto clone è esposto dal 2007 (sempre Factum Arte) nel Cenacolo Palladiano dell’Isola di San Giorgio, alla Fondazione Cini a Venezia. Il progetto di Adam Lowe ha restituito il magico dialogo tra l’architetto Palladio e il pittore Veronese interrotto l’11 settembre 1797 quando l’esercito napoleonico inserì l’opera nel Le riproduzioni hi-tech delle opere di Raffaello e Leonardo a Città del Messico hanno attratto oltre 600 mila visitatori A Venezia Il Cenacolo Palladiano è esposto dal 2007 nell’Isola di San Giorgio, alla Fondazione Cini. L’originale è al Louvre. Per il critico d’arte Salvatore Settis è difficile distinguerli
bottino di guerra da inviare a Parigi. Ora l’originale è al Louvre, la copia è a Venezia: persino un severo storico e critico dell’arte come Salvatore Settis ammise, nel 2007, la difficoltà di distinguere l’uno dall’altra.
Un clone del Bronzo A di Riace è esposto al Liebieghaus Museum di Francoforte, dove riscuote grande attenzione dai visitatori. Il permesso per la «clonazione» fu ottenuto dal critico Vinzenz Brinkmann nel 2012 che lo realizzò sotto il controllo dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro e della Soprintendenza calabrese. A Città del Messico sono già più di 600 mila i visitatori a « Una muestra imposible » al Centro Nacional de Las Artes: tutte le copie tecnologicamente riprodotte di Leonardo, Caravaggio e Raffaello, riunite nel progetto «La mostra impossibile» dell’ex direttore di Rai Educational, Renato Parascandolo. Per ogni pezzo, una matrice ad altissima risoluzione, poi digitalizzata. La mostra ha girato tutta l’Italia e mezzo mondo. Ancora. Il 25 aprile scorso è stata inaugurata in Francia la replica (55 milioni di spesa) della grotta paleolitica di Chauvet-Pont d’Arc, scoperta nel 1994 e mai aperta al pubblico per il timore che la pressione dei visitatori potesse danneggiare le pitture di 36 mila anni fa. Copiate, meritoriamente, le 40 statue sei-settecentesche del parco di villa Borghese a Roma, continuamente derubate e ora sostituite da «sosia» in cemento e polvere di marmo che, come spiega Alberta Campitelli (responsabile del progetto come dirigente delle ville e parchi storici del Comune) hanno tratto in inganno persino i ladri. Ora gli originali sono visibili al Museo Canonica. E un altro museo di cloni, stavolta online, è appena nato grazie all’Abi, l’Associazione bancaria italiana. È del MuVir, il Museo virtuale che accoglierà le 300 mila opere di proprietà del settore bancario. Ripensando a Benjamin, il rapporto tra l’opera e chi la guarda è davvero modificato per sempre. Tra un secolo i posteri capiranno — forse — come.
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