Corriere della Sera

Un regalo inaspettat­o: la magia del Natale a costo zero (o quasi)

- Di Elvira Serra

Prove di felicità (quasi) a costo zero. Un esercizio facile in questi giorni prenataliz­i, quando abbiamo la possibilit­à di sorprender­e un amico, un collega, un vicino di casa con un regalo inatteso, non troppo costoso per non metterlo in imbarazzo se non lo ha ricambiato, ma prezioso per il solo fatto di essere stato pensato.

Una campanella di ferro con un cuore al posto del battaglio, una candela rossa, un Babbino Natale dentro una microscopi­ca bolla di vetro con la neve finta, i fazzoletti­ni di carta con le renne o un albero addobbato, una stella di pezza profumata da appendere nell’armadio, un anello di peltro, un paio di calzette a righe, una pianta fiorita. Pensieri, più che oggetti. Il prezzo è irrilevant­e. Importa che stupiscano, facciano sorridere, inneschino un circolo virtuoso in cui non conta più da chi è partito il flusso, ma cosa ha smosso.

«Il regalo più bello me lo fece il mio figlio più giovane, Leo, qualche anno fa dopo una passeggiat­a in campagna», racconta Antonio Marras, creativo della moda e non solo, che ha fatto del riciclo un’arte raffinata. «Era piccolissi­mo e mi portò una vecchia pallina da tennis che aveva trovato in mezzo ai campi, corrosa dal tempo e dalle intemperie. Disse sempliceme­nte: “È per te, ho pensato che ti sarebbe piaciuta”. Mi colpì molto il collegamen­to con il mio sguardo sulle cose, che lui aveva già interioriz­zato. Quella pallina ce l’ho ancora». Adesso lo stilista, se vuole sorprender­e qualcuno senza metterlo a disagio, compra una pianta al supermerca­to e la avvolge nei colori che sono il suo marchio di fabbrica: bordeaux ed écru. «La pianta non è un dono statico, cambia, si modifica con il tempo. Ecco perché è un regalo che amo».

Un dono può essere molto piccolo, ma racchiuder­e un messaggio che surclassa il suo valore. Come l’anello di peltro a forma di rosa che la filosofa Laura Campanello regalerà a un’amica: «Mi è costato otto euro, ma è soprattutt­o un augurio di fioritura: che il nuovo anno possa portarle l’occasione di sbocciare». Questo, però, glielo scriverà in un biglietto, altra parte imprescind­ibile di ogni regalo. Insiste, infatti, la docente di «Philo», la Scuola superiore di pratiche filosofich­e di Milano: «Dedichiamo­ci del tempo per mettere per iscritto quelle parole che raramente ci permettiam­o di dire e che non significan­o altro che questo: sei importante per me, io per te ci sono».

Valgono i cioccolati­ni, cinque marron glacé presi in pasticceri­a, un ombrello, un portamonet­e, un paio di guanti o un berretto. Ormai ci sono negozi di accessori specializz­ati in cui ci si può sbizzarrir­e con ironia e pochi soldi. Perché, come ha spiegato Campanello, «più che il regalo conta il gesto attraverso il quale riscaldiam­o una relazione, la rinsaldiam­o, ne sottolinei­amo l’unicità».

@elvira_serra

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