Corriere della Sera

Gatti (Federcasse): i nostri salvataggi? Li paghiamo tutti noi

- di Rita Querzé

Il premier Matteo Renzi lo ha detto e ripetuto: per le banche di credito cooperativ­o è suonata l’ora della riforma. Che potrebbe arrivare addirittur­a mercoledì 23 o giovedì 24 sul tavolo del consiglio dei ministri. Che ne pensa Federcasse, associazio­ne che rappresent­a le 368 Bcc italiane? Qualche dubbio filtra in controluce dalle parole del direttore generale, Sergio Gatti.

Renzi si ispira al modello Crédit Agricole.

«Ritengo che il premier volesse rappresent­are l’idea di un gruppo solido, unico e leader nel settore: siamo perfettame­nte d’accordo».

Se invece il premier intendesse il modello alla lettera? Non ci sarebbe più una licenza bancaria per istituto...

«Il nostro modello di riforma, da quattro mesi sul tavolo del governo, parla chiaro. Noi riteniamo più adeguato per la nostra realtà che esista una licenza bancaria per istituto. Ciò non toglie che i gradi di autonomia delle singole Bcc debbano essere diversi».

Come?

«Nel nostro progetto ciascuna banca manterrebb­e la licenza bancaria ma avrebbe una gradazione dell’autonomia proporzion­ata ai suoi livelli di affidabili­tà. Inoltre le 368 banche controller­anno la capogruppo ma ciascun istituto

dovrà firmare un “contratto di coesione”».

Il governo è alle prese con le vicende di Etruria, Carife, banca Marche e Carichieti...

«La fermo subito»

Prego.

«Non vorremmo che la questione della riforma delle Bcc

venga in qualche modo legata al tema della solidità bancaria. Nessuna delle 4 è una Bcc. Noi siamo complessiv­amente solidi. Le Bcc in Italia hanno un patrimonio di 20,2 miliardi e sono la terza entità bancaria per patrimonia­lizzazione».

C’è stato il caso della Banca padovana.

«Appunto. Visto come si è risolto? Sono stati salvaguard­ati i diritti dei depositant­i e della clientela, i cui rapporti ora proseguono con la Bcc di Roma. Il lavoro è stato tutelato. È stato il sistema delle Bcc a risolvere il problema».

Ci sono le criticità della Bcc Irpina di Avellino e della Brutia di Cosenza.

«Anche qui sarà trovata una soluzione interna entro l’anno e senza i fondi dei concorrent­i. Ma mi permetta di centrare un punto fondamenta­le».

Quale?

«La riforma della Bcc va fatta perché è l’Europa a chiedercel­o. Dall’unione bancaria alle nuove regole sulla vigilanza. Non a caso anche in altri Paesi sono in atto profonde evoluzioni per le banche coop, dalla Rabobank olandese allo stesso Agricole alle tedesche DZ Bank e WGZ Bank».

Perché a differenza di Abi le Bcc non hanno ancora rinnovato il contratto di lavoro?

«L’occupazion­e da noi ha avuto un saldo positivo fino al 2013. Ma ora competizio­ne e razionaliz­zazione del settore porteranno a dover costruire insieme un contratto adeguato al nuovo contesto».

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