Dall’oro a Valenza ai mobili in Brianza Ecco dove l’export spinge i distretti
Non solo Nord: la crescita della meccatronica barese. I risultati dello studio di Intesa
La buona notizia è che c’è (ancora) un Meridione che cresce. Intercetta una ripresa, seppur timida, nel terzo trimestre 2015. L’epicentro è tutto nel barese, dove la meccatronica (l’ingegneria dell’automazione) registra un balzo di 41,4 milioni di euro in termini di esportazioni, giovandosi della domanda di multinazionali come Bosch e Getrag attratte dal buon capitale umano formatosi al Politecnico di Bari. Buon risultato anche dell’ortofrutta (l’export cresce di 42,6 milioni rispetto al terzo trimestre 2014). Un modello di specializzazione tra manifattura pura e agroalimentare che a suo modo è un unicum in tutto il Mezzogiorno. La cattiva notizia è che le tensioni con la Russia hanno ridotto i volumi di beni oltre- frontiera del comparto moda. A rimetterci la sub-fornitura, formata da una miriade di piccole e medie imprese legate agli affari delle aziende- capofila: le griffe. Una guida completa sulla riforma del mercato del lavoro. Si chiama «Il Jobs act in 100 domande» il libro, in edicola con il Corriere dal 21 dicembre (7,90 euro + il prezzo del quotidiano), a cura dello Studio Trifirò & Partners con il coordinamento di Massimo Fracaro. L’instant book, disponibile anche in eBook, passa in rassegna la legge che ha cambiato il mercato del lavoro. A partire dalla legge delega entrata in vigore il 16 dicembre del 2014 e che costituisce il presupposto della riforma, fino ad
La crescita delle esportazioni più elevata
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Esportazioni in contrazione per il calzaturiero di Fermo, la pelletteria di Arezzo e del Tolentino, la calzetteria di Castel Goffredo e del Brenta, la maglieria e l’abbigliamento di Carpi.
Rileva Fabrizio Guelpa, responsabile del servizio studi «Industry e banking» di Intesa Sanpaolo che ha ancora senso parlare di distretti industriali perché il tasso di innovazione arrivare al 24 settembre 2015, data in cui il percorso di attuazione della legge delega, con l’emanazione di quattro decreti legislativi, si è concluso. Quali sono le ipotesi di nullità del licenziamento? Cos’è cambiato con il contratto a tutele crescenti e in quali punti la legge Fornero ha modificato l’articolo 18? Come funzionano ora e quali sono i licenziamenti disciplinari? Quali invece le conseguenze del licenziamento illegittimo per gli assunti pre Jobs act? A queste e altre domande, la delle imprese legate a ciò che potremmo definire un «modello di specializzazione produttiva» è superiore (per ogni 100 brevetti, 60 sono da ascrivere alle «aziende distrettuali»). Dove il concetto di rete d’impresa ha fatto nel tempo proseliti, giovandosi anche degli incentivi.
Le best-practice restano ovviamente ancora al Nord. Il miglior risultato lo fa registrare il distretto dell’oreficeria di Valenza (88,9 milioni di euro di export aggiuntivo nel terzo trimestre). Non a caso scelto da Bulgari, del gruppo francese Lvmh, che qui ha appena deciso di accentrare tutta la produzione di gioielli. A seguire la metalmeccanica di Lecco, l’arredamento della Brianza, l’occhialeria di Belluno, soprattutto le piastrelle di Sassuolo (l’export è schizzato a 756 milioni di euro) in questi anni appesantito dalla concorrenza a basso costo della Cina. La sensazione è che il modello distrettuale sia ancora vincente se si abbandonano le produzioni a basso valore aggiunto, in cui c’è uno sfruttamento intensivo del capitale umano. Ecco perché ad esempio continuano a crescere i volumi di export della meccanica strumentale di Varese e Vicenza. Modelli difficilmente emulabili altrove.