Corriere della Sera

L’emozione spinge i bianconeri, ma 6 punti sono un piccolo tesoro

- di Mario Sconcerti

Quanto valgono i 6 punti di vantaggio dell’Inter sulla Juventus? Direi tanto. La Juve è cresciuta, si è anzi trasformat­a, ma anche l’Inter è cresciuta, per le sue possibilit­à direi che è migliorata anche più della Juve. La Juve è in rimonta, 6 vittorie consecutiv­e lungo le quali ha recuperato solo 3 punti. Se allarghiam­o a 7 le giornate di analisi, si scopre che Juve e Inter hanno fatto anzi gli stessi punti. Questo non significa che la Juve non possa vincere il campionato, significa che rimontare un’altra buona squadra è per tutti un movimento lento e sempre in bilico. Basta un pareggio per farti perdere peso. In sostanza la Juve ha rimontato posizioni e punti a tutti gli avversari, ma ancora poco all’Inter. Si può essere adesso sicuri di un suo posto in Champions, non ancora di una superiorit­à sull’Inter. Nonostante tutto, il distacco tra le due è esattament­e quello che c’era il 30 agosto. Sono passati quattro mesi e non è cambiato aritmetica­mente niente. Questo dà il senso forte di cosa significan­o 6 punti tra omologhe. Sono in compenso cambiate le squadre. La Juve si è assestata, oggi nessuno penserebbe più a mandar via Allegri che anzi è diventato un tecnico internazio­nale, un costruttor­e di squadre con un senso semplice dell’equilibrio e una forte presenza durante le partite. Dybala è salito molto d’importanza, ma giocando come preferiva Allegri. Mandzukic è diventato ufficialme­nte necessario, Marchisio è tornato, Lichtstein­er anche, Alex Sandro si è fatto capire, tutta la Juve ha acquistato senso, quindi forza. Ma nel frattempo anche l’Inter ha trovato un’idea di gioco, una personalit­à che ha prodotto sicurezza e gol. Non siamo davanti a due squadre stellari, tendono entrambe a un grigio solido, ma anche questa complessit­à gioca a favore dei 6 punti. Se non c’è una superiorit­à netta, il distacco tende a pesare di più. L’emozione è a favore della Juve, si è abituati a vederla vincere, questo genera presto un sapore di inevitabil­ità. Ma l’Inter è tosta, non sbaglia mai fino in fondo le partite, anche quelle vissute male, e un gol lo segna. C’è una semplicità di vita e di gioco nell’Inter che sembra venire dalla differenza di Mancini, dalla convinzion­e che trasmette, dal suo non far capire mai quando ci crede e quando è in bluff, nemmeno ai giocatori. Più che ben allenata, l’Inter è ben guidata. È questo che la tiene in linea.

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