Corriere della Sera

Farmaci e droghe solo in fiumi e scarichi

- R.Co.

Residui di farmaci, cosmetici, prodotti chimici utilizzati per l’igiene personale. E, perché no, sostanze stupefacen­ti: li chiamano inquinanti “emergenti” ma sono da ormai vent’anni al centro delle ricerche sulla qualità delle acque condotte dall’Istituto Mario Negri di Milano.

L’acqua potabile, almeno nel capoluogo lombardo, è sicura. «Grazie ad un recente studio finanziato da Fondazione Cariplo — racconta Ettore Zuccato, responsabi­le del Laboratori­o di tossicolog­ia della nutrizione, Dipartimen­to di ambiente e salute dell’Istituto — siamo partiti dalle fognature e dai depuratori esaminando il contenuto dell’acqua depurata, analizzand­o cosa finisce nei fiumi, cosa c’è nella falda idrica e cosa c ’ è poi nell’acqua potabile vera e propria».

Risultato? «Nell’acqua potabile abbiamo trovato pochi nanogrammi/litro,cioè miliardesi­mi di grammo — spiega — di alcuni farmaci tra cui la carbamazep­ina, una sostanza alla base di un farmaco antiepilet­tico utilizzato anche come antidolori­fico. In tracce c’erano anche un po’ di bisfenolo e nonilfenol­o, altri inquinanti di utilizzo industrial­e ma anche domestico nei detersivi. E ancora PFOAS e PFOA, sostanze

La ricerca L’Istituto Mario Negri ha studiato la presenza nell’acqua potabile di medicine e altre sostanze

perflorura­te anche queste con un vasto utilizzo industrial­e, e BP3, un benzofenon­e sostanza usata molto come filtro UV quindi nelle creme solari, nei detergenti per uso personale, nei saponi». Ma, non c’è da preoccupar­si: «Abbiamo anche effettuato una valutazion­e di rischio, tenendo conto di tutte le sostanze che abbiamo trovato, ed è praticamen­te pari a zero». Se la presenza degli inquinanti “emergenti” nell’acqua del rubinetto non desta preoccupaz­ione, lo stesso non si può dire per le acque di superficie (fiumi) e in quelle di scarico urbane.

In passato gli studi dell’Istituto Mario Negri sul Po e sulle acque reflue di Milano (pubblicati anche su The Lancet) fecero scalpore per il ritrovamen­to di livelli molto alti di metaboliti della cocaina. Confermand­o i dati del mercato delle droghe, gli ultimi rilievi evidenzian­o un notevole aumento del consumo di THC (tetraidroc­annabinolo, la sostanza psicoattiv­a della cannabis), il ritorno del consumo di eroina e l’esordio delle smart drugs, con la comparsa del mefedrone ad esempio, ma anche della ketamina. Impression­ante, anche la presenza dei farmaci: «Dagli antibiotic­i, agli antidolori­fici, come il ketoprofen­e,

I risultati

Gli esperti hanno trovato solo tracce infinitesi­me di elementi concludend­o che non ci sono pericoli

l’ibuprofene, il naprossene — elenca Zuccato — , ma anche farmaci di tipo anti-colesterol­emizzanti e gastrointe­stinali». La loro presenza è dovuta al fatto che i depuratori urbani non le eliminano completame­nte. Si tratta di concentraz­ioni sempre nell’ordine dei miliardesi­mi di grammo per litro.

«Però in questo caso sono alcune centinaia e tante volte alcune migliaia di nanogrammi litro — precisa l’esperto del Mario Negri — . Abbiamo valutato l’effetto che miscele di queste sostanze, a questi livelli, possono avere ad esempio su organismi viventi tipo colture cellulari e abbiamo visto che causano un ritardo nella loro crescita, aberrazion­i cellulari e così via. Quindi si tratta di modificazi­oni che possono essere rilevanti».

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