Ma ci sono progressi per «reumatismi» e patologie intestinali
intomi subdoli, diagnosi che arriva anche a distanza di anni dopo un lungo peregrinare da uno specialista all’altro e, nel frattempo, si convive col dolore e altri disturbi. Chi soffre di una malattia reumatica infiammatoria e autoimmune o di una malattia cronica dell’intestino è spesso costretto a una corsa affannosa, alla ricerca di cure (si veda box in alto). Per questi gruppi di malattie, la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera, lo scorso novembre, a due Percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali (Pdta), che contengono criteri condivisi - dalla diagnosi ai trattamenti, fino alla riabilitazione - per semplificare la vita ai malati e garantire loro uguale accesso all’assistenza, ovunque risiedano.
«In attesa dell’approvazione del Piano nazionale sulle cronicità, per la prima volta un Accordo tra Stato e Regioni riconosce a livello nazionale Pdta per patologie croniche, realizzati partendo dai bisogni dei pazienti e coi contributi dei professionisti coinvolti nell’assistenza», dice Tonino Aceti, responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni di Malati Cronici di Cittadinanzattiva, promotore dei due Pdta con le associazioni ANMAR e AMICI .
«È dimostrato che diagnosi e terapie tempestive nelle malattie reumatiche infiammatorie e autoimmuni riducono la loro progressione e le disabilità — sottolinea Mauro Galeazzi, presidente eletto della Società Italiana di Reumatologia —. Ma ci sono ancora notevoli differenze tra le Regioni nel dare risposte ai bisogni dei malati. Il Pdta approvato è uno strumento che sancisce gli aspetti del percorso assistenziale da garantire, con il reumatologo figura di coordinamento assieme a medico di famiglia e specialisti». «Alcune di queste malattie autoimmuni colpiscono in giovane età, nel pieno della vita e dell’attività lavorativa — ricorda Renato Giannelli, presidente di ANMAR, Associazione Nazionale Malati Reumatici — . Stiamo presentando il Pdta in diverse Regioni per spiegare che un percorso ben strutturato significa ridurre sofferenze e invalidità, ma fa anche risparmiare».