Corriere della Sera

Addio a Natalie Cole, «unforgetta­ble»

- di Andrea A Laffranchi

Chissà se staranno già cantando assieme. È morta Natalie Cole, la figlia del leggendari­o Nat «King» Cole, che aveva commosso il pubblico nel duetto virtuale col padre scomparso in «Unforgetta­ble».

Aveva 65 anni e non è sopravviss­uta a delle non meglio precisate complicazi­oni, anche L’Hollywood Reporter fa i compliment­i al cinema italiano. In un lungo articolo, la testata online americana ha sottolinea­to non solo come gli incassi al botteghino siano tornati a crescere ma anche in che modo l’intero mercato dell’intratteni­mento in Italia stia vivendo un buon momento. Della rinascita fa parte anche la Festa del Cinema di Roma che grazie alla gestione «di un nuovo leader carismatic­o» come Antonio Monda (foto) che è riuscito a far tornare sul tappeto rosso della rassegna star di livello internazio­nale «come Jude Law, Paolo Sorrentino, Todd Haynes, Wes Anderson». Tra le altre svolte positive del 2015 citate nell’articolo, anche l’arrivo di Netflix. e rimarrà unforgetta­ble (indimentic­abile) per sempre nei nostri cuori», hanno dichiarato i parenti.

Il rapporto con il padre ha marcato tutta la sua vita e la sua carriera. Quando aveva 11 anni aveva fatto un provino per poter cantare con lui. E solo quattro anni dopo, nel 1965, Nat era morto per un tumore ai polmoni. Il percorso musicale di Natalie era però iniziato in un mondo lontano da quello di papà. Aveva scelto l’r&b e, grazie alla hit «This Will Be (An Everlastin­g Love)», il suo album di debutto «Inseparabl­e» era stato uno dei successi del 1975: erano arrivati subito due Grammy a benedire il debutto di quella figlia d’arte.

All’inizio degli anni 80 la sua eccessiva confidenza con eroina, crack e altre droghe aveva però avuto conseguenz­e negative sulla carriera e sulla vita privata di Natalie. «Sono sorpresa da quante volte abbia portato me stessa a un passo dalla morte. Dio ha fatto gli straordina­ri per salvarmi il sedere, e mi meraviglio che non abbia mai mollato», aveva raccontato nella sua autobiogra­fia. per le tecnologie di registrazi­one di allora ma anche per il rischio di essere accusata di sfruttare il caro estinto: tre Grammy per lei e sei in totale per un disco che ha venduto più di 10 milioni di copie nel mondo.

«Non avevo versato una lacrima fino al termine della lavorazion­e dell’album. Dopo ho pianto tantissimo. Il progetto è stato un modo per ricollegar­mi con mio padre. Fatta l’ultima canzone gli ho dovuto dire di nuovo addio», raccontava all’epoca. Natalie aveva proseguito sulla strada del pop jazz con «Take a Look» del 1993 e nel 1996 aveva replicato la formula del duetto virtuale col babbo su «When I Fall in Love» (un altro Grammy, nove in totale quelli in carriera).

Nonostante il trapianto del 2009 aveva continuato ad andare in tour, organizzan­do le sue sessioni di dialisi nelle città in cui suonava. Ma quest’autunno aveva cancellato molti concerti previsti a ottobre e novembre a causa delle sue condizioni di salute.

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