Corriere della Sera

«Così mio marito parlò di Cucchi»

L’ex moglie del carabinier­e indagato: testimonie­rò, ma ho paura

- Di Ilaria Sacchetton­i

Eral’inizio del 2010, «sembrava che i colpevoli fossero altri. Lui credeva di averla fatta franca»: parla Anna Carino, ex moglie di Raffaele D’Alessandro, il carabinier­e accusato del pestaggio di Stefano Cucchi.

«Stefano Cucchi? Credevo che fossero esagerazio­ni di mio marito. Diceva: “Lo abbiamo pestato noi quel tossico...”. Si vantava: lui è sempre stato così nel suo lavoro: “ho fatto questo, ho fatto quello”, “ho avuto una missione importante” e così via. Tra carabinier­i fanno così. Poi la radio ha trasmesso un’intercetta­zione in cui lui stesso parla con gli amici: “Ragazzi ci dobbiamo far dare la sospension­e della pena...” Non è un’ammissione questa? La mia telefonata con lui ha fatto il giro dei siti. E sapete i commenti? La sua ex — dicono — vuole vendicarsi».

Ed è vero, vuole vendicarsi? L’ex moglie di Raffaele D’Alessandro, il carabinier­e accusato di aver pestato Stefano Cucchi 6 anni fa — se ne abbia provocato la morte è tuttora da stabilire — è una donna di trent’anni, magra da non sembrare mamma di tre figli, alta, bel viso, diretta. Si chiama Anna Carino. È sua la voce dall’altra parte del telefono nell’intercetta­zione che, secondo il pubblico ministero Giovanni Musarò, conferma l’ipotesi di un «violentiss­imo pestaggio» dei carabinier­i della stazione Appia nei confronti del ragazzo. È lei a dire: «Non ti ricordi che mi raccontavi di come vi eravate divertiti a pestare “quel drogato di m..”?».

Ma perché vantarsi di aver pestato un ragazzo «che pesava 40 chili» come a un certo punto si sente dire nelle intercetta­zioni? «Era l’inizio del 2010 — risponde lei —. Sembrava allora che i colpevoli fossero altri. Lui credeva di averla fatta franca, era compiaciut­o».

Ora, il primo giorno di un anno incerto, in provincia di Viterbo dove vive con il suo nuovo compagno, Anna Carino spiega: «Raffaele aveva 24 anni all’epoca, come me. Era spavaldo, certo, è sempre fuori di sé. Ne ho passate tante. Ma con lui ho avuto due figli e ora sono di là che dormono. Ho vi- sto i commenti sui forum online e vi chiedo, se Raffaele finisce in galera cosa ci guadagno io, che vantaggio ne hanno i bambini?».

Nei mesi scorsi gli investigat­ori della squadra mobile hanno monitorato le conversazi­oni di Raffaele D’Alessandro e di altri due colleghi che erano in servizio la notte in cui Cucchi fu arrestato e che ora sono stati raggiunti da un avviso di garanzia ( assieme a D’Alessandro, oggi in servizio a Napoli, c’erano anche Alessio Di Bernardo e Francesco Tedesco). Non sembrano dialoghi fra carabinier­i quelli. In un caso D’Alessandro dice agli amici: «Se mi congedano vado a fare le rapine agli orafi».

Non è tutto. Il suo rapporto con le armi appare inquietant­e. D’Alessandro sembra ostentare il potere che gli deriva dal suo stesso ruolo. In seguito a un incidente in famiglia, dove viene visto puntarsi la pistola alla tempia, gli viene tolta l’arma in dotazione. Ma sapevano i superiori delle sue bravate? Suo marito fu trasferito? « A me ha sempre detto che fu lui a chiedere quel trasferime­nto» dice l’ex moglie. È una donna decisa: «Testimonie­rò se mi chiamano — dice — ma non sanno ancora se ci sarà un processo».

Cos’altro sa? «Non molto, solo quello che mi ha raccontato lui. Perché lui ne parlava, non solo con me ma anche con altri, io questo l’ho ripetuto ai magistrati » . E cosa diceva? «Che quella notte era in borghese come piaceva a lui. Odiava stare qui in provincia con la divisa addosso. Mi rimprovera­va sempre: “per colpa tua sono dovuto venire in questo posto di m...”. E che il ragazzo, un tossicodip­endente fu pestato. Raffaele mi parlò di Cucchi solo dopo che la prima indagine, quella che non è arrivata da nessuna parte, aveva preso un’altra strada. Penso volesse vantarsi per averla scampata. Nessuno li cercava più».

Il suo ex marito potrebbe essere processato per omicidio preterinte­nzionale... «Sì» risponde rivolta al suo attuale compagno. Poi torna sulla questione: «Non sono andata in cerca di tutto questo ma quando mi sono sentita fare delle domande, ho deciso di non mentire. Me le ricordo le foto di quel ragazzo». Persone che non erano coinvolte hanno subito un processo. Ci pensa mai? «Io e Raffaele siamo stati assieme fino al 2013 » precisa lei, facendo domande a sua volta: «Domani (oggi, ndr) verrà a prendere i bambini e li terrà fino al 6 gennaio, credete che sia una cosa da niente? Sarà il primo giorno che ci vediamo dopo che i giornali hanno parlato della mia testimonia­nza. Non dovrei avere paura? Ce l’ho invece e penso anche che, prima o poi, a riflettori spenti, potrebbe decidere di vendicarsi nei confronti di tutti noi».

Se verrò chiamata sono pronta a dire quello che so al processo

Mi parlò del pestaggio quando l’inchiesta prese una strada diversa

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Lo scatto Stefano Cucchi, morto il 22 ottobre 2009

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