Francesco: basta falsa neutralità
Papa Francesco lancia un appello a vincere «l’indifferenza» e la «falsa neutralità» che imprigionano l’umanità benestante.
La giornata del pontefice Nel primo giorno dell’anno Francesco ha tenuto due omelie, aperto la quinta «porta santa» e celebrato la giornata per la pace
CITTA’ DEL VATICANO Ieri, primo dell’anno, Francesco ha aperto la sua quinta «porta santa», ha celebrato la «giornata mondiale della Pace», ha tenuto due omelie — in San Pietro e in Santa Maria Maggiore —e a mezzogiorno ha parlato a una gran folla in piazza San Pietro: forse 60 mila persone. Al centro di tutti i messaggi dell’interminabile giornata papale è stato l’appello a vincere «l’indifferenza» e la «falsa neutralità» che imprigionano l’umanità benestante nell’egoismo e le impediscono di coinvolgersi nei drammi dell’umanità vicina e lontana.
Si avverte dalle parole del Papa che davanti ai suoi occhi continuano a sfilare le torme dei derelitti che scappano dalle guerre e dalla fame. «Fino a quando la malvagità umana seminerà sulla terra violenza e odio, provocando vittime innocenti?» si è chiesto nell’omelia del mattino, nella Basilica Vaticana, ricordando le «moltitudini di uomini, donne e bambini disposti a rischiare la vita pur di vedere rispettati i loro diritti fondamentali».
La sua proposta ovviamente è quella dell’uomo di fede: «Siamo chiamati tutti a immergerci nell’oceano della misericordia divina (alla quale ha intitolato il Giubileo, ndr) e a lasciarci rigenerare, per vincere l’indifferenza che impedisce la solidarietà, e uscire dalla falsa neutralità che ostacola la condivisione». La grazia di Cristo — ha argomentato — «ci spinge a diventare suoi cooperatori nella costruzione di un mondo più giusto e fraterno, dove ogni persona e ogni creatura possa vivere in pace».
Papa Bergoglio confida che la vocazione cristiana possa più dell’umanesimo, nel motivare l’impegno per la giustizia: «Dove non può arrivare la ragione dei filosofi né la trattativa della politica, là può giungere la forza della fede che porta la grazia del Vangelo di Cristo».
Nel «messaggio per la Giornata della pace» che aveva pubblicato il 15 dicembre aveva trattato ampiamente del ruolo di animazione dell’impegno per la giustizia sociale e mondiale che le Chiese cristiane potrebbero svolgere in contrasto con l’attuale «globalizzazione dell’indifferenza», che tende a renderci «incapaci di provare compassione per gli altri, come se ciò che accade a loro fosse una responsabilità estranea a noi». Sempre in quel messaggio aveva affermato che la pace va perseguita come il «frutto di una cultura di solidarietà, misericordia e compassione».
Nel pomeriggio di ieri Francesco ha aperto la «porta santa» della Basilica di Santa Maria Maggiore: era la quinta porta giubilare che apriva dopo quelle di Bangui (29 novembre), San Pietro (8 dicembre), San Giovanni in Laterano (13 dicembre), Ostello Caritas di via Marsala (18 dicembre). Egli vede nella moltiplicazione delle «porte della misericordia» — come le ha chiamate — una mano tesa dalla Chiesa a un’umanità smarrita e bisognosa di ogni soccorso.Nel discorso di mezzogiorno dalla finestra ha mandato un saluto di gratitudine al presidente della Repubblica Sergio Mattarella «per gli auguri che mi ha rivolto ieri sera nel suo messaggio di fine anno, che ricambio di cuore».