Corriere della Sera

Missili e sanzioni Tra Usa e Iran è di nuovo grande freddo

- Guido Olimpio

WASHINGTON Dopo il grande accordo, il grande freddo. Iran e Stati Uniti non riescono a togliere le ruggini di un lungo contrasto. E se l’intesa sul nucleare ha aperto una finestra di dialogo importante, tensioni consistent­i, alimentate dai falchi dei due campi, provano a richiuderl­a. Il 2016 inizia con mosse e contromoss­e non certo distensive. La Casa Bianca ha inviato al Congresso la bozza per nuove sanzioni contro Teheran, misure per punire i recenti test missilisti­ci condotti dai pasdaran. La contropart­e non atteso che le carte fossero lette dai parlamenta­ri americani in vacanza ed ha subito reagito. Il presidente Rouhani ha annunciato nuove risorse per lo sviluppo di missili. Chiaro il segnale: non ci potete intimidire, anzi alle vostre pressioni rispondiam­o con maggiore impegno in un settore strategico. Approccio che deve mantenere alto lo status della teocrazia a livello internazio­nale ma anche parare il fianco dalle accuse degli oltranzist­i. I duri e puri, quelli di «morte al Grande Satana», consideran­o qualsiasi cenno verso gli americani alla stregua di un tradimento. E Rouhani deve difendersi. Il dossier missili, che è strettamen­te collegato a quello nucleare, è stato accompagna­to da un incidente minore, però indicativo dell’atmosfera. Il Pentagono ha accusato i pasdaran di aver sparato dei razzi «vicino» alla portaerei Truman impegnata nel Golfo nelle operazioni anti Isis. Un gesto dimostrati­vo, una di quelle provocazio­ni che spesso i guardiani della Rivoluzion­e affidano ai loro barchini armati. Non scoppia certo la guerra, però sono atti che ravvivano il fuoco della polemica, rammentano che non c’è pace. Dopo aver evocato le sanzioni, l’amministra­zione Obama ha però rallentato sostenendo che non era cosa immediata, un tentativo di evitare altre polemiche in una platea che non aspetta altro. Al Congresso c’è un robusto schieramen­to che — come i radicali di Teheran — ritiene pericoloso fare concession­i all’avversario. L’intesa nucleare è ritenuta un grave errore, l’Iran è considerat­o un attore ostile.

I falchi I falchi di entrambe le parti giudicano un «errore» l’accordo sul nucleare e le concession­i nei confronti del «nemico»

E il momento politico, con la campagna elettorale agli inizi, l’arrivo tra un anno di un nuovo inquilino alla Casa Bianca, favoriscon­o la rissa. Basti pensare al corollario imbarazzan­te dello spionaggio condotto dall’agenzia Nsa contro il premier israeliano Netanyahu ed alcuni congressis­ti statuniten­si uniti nell’azione contro l’accordo. Per questo gli Usa si trovano in una posizione non facile. Devono salvaguard­are un risultato storico, non apparire deboli e mantenere un canale vitale per molte crisi. A cominciare dalla lotta all’Isis. In Iraq gli americani sono di fatto al fianco degli iraniani nel contrasto del Califfo, però non vogliono il coinvolgim­ento delle milizie sciite sponsorizz­ate dagli ayatollah. In Siria sono su barricate opposte visto che i mullah appoggiano Assad. Altro fronte è quello afghano, dove Washington e Teheran hanno un interesse comune nel fermare i talebani. Dunque ogni ostacolo su un percorso può avere conseguenz­e su quello parallelo.

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