Corriere della Sera

Le misure anti burqa in Lombardia «Vietato negli ospedali e negli uffici»

In vigore il provvedime­nto voluto dalla Lega. Le opposizion­i: è solo demagogia

- Pierpaolo Lio

Il verde del contorno, per pura casualità, racconta molto dei cartelli apparsi a cavallo del nuovo anno agli ingressi di ospedali, Asl e uffici regionali della Lombardia. Perché non è solo il colore ufficiale della Regione, ma anche di quella Lega che, all’indomani dei tragici fatti di Parigi, ha deciso di cavalcare la crociata anti burqa, a dispetto delle polemiche. Tanto che tutta la genesi della delibera approvata a dicembre è targata Carroccio: dal consiglier­e che ha sollevato il tema, all’assessore che ha sposato l’idea, fino al governator­e che ha presentato e difeso la delibera.

«Per ragioni di sicurezza è vietato l’ingresso con il volto coperto». L’avviso (tradotto anche in inglese, francese e arabo) è accompagna­to da tre immagini: un casco, un passamonta­gna e, per ultimo, un velo integrale. Anche il 10 dicembre, all’approvazio­ne del provvedime­nto che modifica le misure di accesso alle sedi regionali, il governator­e leghista Roberto Maroni aveva evitato riferiment­i al velo. E ancora giovedì si è limitato a un commento lasciato ai social: «Sicurezza dei cittadini: un

Velo integrale Donne musulmane a Milano: l’uso del burqa non è molto diffuso tra le comunità che vivono in Italia (Foto Tonino Sgro/TamTam) impegno costante di @LombardiaO­nLine #dalprogram­maaifatti». Eppure l’obiettivo non può essere più esplicito. Come rivendica l’assessore alla Sicurezza Simona Bordonali, sempre del Carroccio. « In Lombardia — dice — non è più possibile entrare in ospedale e negli uffici regionali con burqa, niqab o qualsiasi oggetto che impedisca la riconoscib­ilità. Avevamo promesso che il divieto sarebbe entrato in vigore entro il 31 dicembre, e l’abbiamo fatto». Insieme al cartello, a tutti gli uffici è arrivata la richiesta di «provvedere con effetto immediato all’affissione» e di «formare il personale per garantire la corretta e rigorosa applicazio­ne della disposizio­ne». Sempre l’assessore promette: «Verificher­emo che i cartelli siano stati esposti e che siano state adeguate le misure di sicurezza».

Coro di critiche dalle opposizion­i. «Non è così — attaccano dal Pd — che si affrontano temi delicati legati alla sicurezza». Per il M5S la giunta Maroni «non ha scoperto nulla: c’è una legge nazionale, la sta solo strumental­izzando». Già all’annuncio erano arrivate le stroncatur­e eccellenti del ministro di Giustizia Andrea Orlando («La legge c’è, non si avverte l’esigenza di inventarse­ne di nuove») e del prefetto di Milano Alessandro Marangoni. Lo stesso leader del Carroccio si era dimostrato freddo. Anche se ora Matteo Salvini prova a ricucire: «La legge esiste ma, come spesso capita in Italia, non è fatta rispettare. Fa bene Regione Lombardia a garantirne l’applicazio­ne».

Le proteste si sollevano anche dalla società civile. «Nella mia vita prof e s s i o n a l e non ho mai visto una donna farsi visitare con il velo», assicura Alessandra Kustermann, primaria alla clinica Mangiagall­i, dove il 25% delle donne assistite è di origine straniera. «Se l’affissione è obbligator­ia, spero avvenga lontano dai luoghi di sofferenza». Annuncia ricorsi Davide Piccardo, del coordiname­nto delle associazio­ni islamiche milanesi, che bolla il divieto come «inutile e dannoso. Crea solo tensione. Siamo noi i primi a chiedere di evitare di girare con il velo».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy