Il caso diplomatico tra Russia e Italia per l’ex boiardo accusato da Mosca
«incastrare con accuse false» il suo sponsor ex senatore e vicepresidente del Comitato Olimpico russo Akmed Bilalov, licenziato da Putin nel 2013 e riparato a Londra dopo lo scandalo dei 270 milioni di costo del trampolino di salto con gli sci alle Olimpiadi di Sochi 2014. Ma quando il ministero della Giustizia italiano accorda alla Russia l’estradizione, chiedendo il 3 dicembre ai giudici di Trieste di imprigionare Kovalevskiy (al posto dell’obbligo di firma impos to da gennaio 2015) e trasferirlo da Udine al carcere di Monza per la consegna ai russi, il 7 dicembre la Rappresentanza in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati avverte: poiché Kovalevskiy attende una decisione sulla sua richiesta di asilo politico, «allo stato attuale l’eventuale estradizione violerebbe il divieto di respingimento di richiedenti asilo» nella Convenzione di Ginevra del 1951.
Il ministero il 9 dicembre sospende allora l’esecuzione dell’estradizione e la differisce a dopo che la Commissione territoriale di Gorizia avrà deciso sull’asilo. Ma intanto Kovalevskiy resta in prigione a Monza, stabilisce appena prima di Natale la Corte d’Appello di Trieste nel rigettare l’istanza del difensore Antonio Rodontini, perché «ai fini cautelari» la pendenza dal 15 settembre della richiesta d’asilo «appare irrilevante » , anche tenuto conto che «è ragionevole ritenere la decisione possa essere assunta in tempi brevi». La media, in verità, è da 8 a 12 mesi tra decisione e due gradi di ricorso. Una roulette al cui termine o Kovalevskiy verrà estradato o indennizzato per l’«ingiusta detenzione» patita in attesa dell’asilo politico eventualmente concessogli. Il tribunale di Oktyabrkij nel 2013 ha emesso ordine di cattura di Kovalevskiy per «abuso di potere», equivalente dell’italiana «truffa aggravata» per avere (da presidente della società Nesk-Elektroseti, 20% statale e 80% privata) istigato il direttore generale Buruykin al leasing di un impianto benché non collaudato provocando alla società un danno di 17 milioni di euro. È la stessa accusa per la quale la Germania nel 2014 ha respinto l’estradizione, si difende Kovalevskiy: «Accusano Bilalov di aver finanziato il sovrapprezzo del costo del trampolino olimpico con prestiti della sua banca ma non sono mai riusciti a trovare le prove per incastrarlo», asserisce il 25 novembre alla Commissione di Gorizia. «Quando ho saputo di essere ricercato», da uno 007 russo «mi è stato detto che sarei stato prelevato in aeroporto dai servizi segreti per andare a firmare i documenti che avevano preparato contro Bilalov, allora avrebbero preso una decisione favorevole sul mio caso. Temo che tornando in Russia mi troverei di fronte a una scelta: o 10 anni in prigione con la confisca dei miei beni, o firmare i documenti contro Bilalov».