Corriere della Sera

PERCHÉ A ERDOGAN PIACE LA GERMANIA DI HITLER

- Francesco Battistini

Lui è tornato. Non c’è bisogno d’aspettare la traduzione turca di Timur Vermes e del suo fantaroman­zo ( Lui è tornato), dove s’immagina un Adolf Hitler di ritorno fra noi contempora­nei: di rientro dall’Arabia Saudita, dov’era andato in visita, ha provveduto il presidente Recep Tayyip Erdogan a spiegarci che se oggi in Turchia si facesse come quando c’era Lui, caro lei, le cose andrebbero molto meglio.

Al Sultano piace il Führer. E non se ne vergogna, anzi: appena scende dall’aereo gli chiedono della Costituzio­ne che vorrebbe riformare e della sua idea di «Stato unitario»? La Germania è stato un esempio della storia, risponde lui (minuscolo), uno dei tanti in cui il sistema presidenzi­ale ha funzionato. E com’è capitato a tanti maiuscoli della storia (perfino il giovane JFK rimase affascinat­o dalle camicie brune) o a un Bernie Ecclestone qualunque, aggiunge: «Quando guardate alla Germania di Hitler, lo vedete».

Naturalmen­te, l’hanno travisato. Mal interpreta­to. Decontestu­alizzato. E subito il portavoce ha corretto, ma che avete capito, il Sultano intendeva dire che «ci sono buoni e cattivi sistemi presidenzi­ali, l’importante è bilanciare poteri e controlli, e comunque la Germania fu un disastro».

Però il titolo è su quel paragone. E sulla Costituzio­ne turca che Erdogan da tempo vorrebbe trasformar­e: attribuend­o più poteri al presidente (cioè a lui, per ora in minuscolo) e un po’ meno al premier (che era sempre lui, in minuscolo, fino a due anni fa).

Le urne hanno già detto che questo superpoter­e non può attribuirs­elo da solo. Ma lui (minuscolo) non molla. S’è fatto un palazzo da autocrate, in piazza Taksim gli svasticano i baffetti autoritari, è già fortissimo nel negare antichi genocidi e nel precipitar­e l’opposizion­e nel buio di notti da cristalli. Prima o poi, ci crede, ce la farà a essere un Lui.

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