Sul tetto di quella jeep la casa con vista mondo
L’epopea di Nino Cirani, fotoreporter senza confini Aziza, la sua «abitazione», entra al museo di Torino
orreva l’anno 1968. Un giovane architetto italiano, il fotoreporter Nino Cirani, partiva a bordo di una Land Rover 109 rossa a benzina, ribattezzata «Aziza 3», per un incredibile viaggio di 102 mila chilometri. La realizzazione di un sogno estremo a bordo di un veicolo entrato poi nell’immaginario collettivo: 326 giorni di piste, passi, deserti, sterrati, dall’Alaska alla Terra del Fuoco, attraverso 18 Paesi.
Aziza, che traduce il vezzeggiativo arabo «carina», non è solo l’indispensabile mezzo di trasporto ma soprattutto casa, nido, l’accogliente rifugio del più lungo raid automobilistico dell’epoca. Per attrezzare quel fuoristrada, che da ottobre è esposto definitivamente al Museo dell’Automobile di Torino, ci erano volute ben 1.500 ore di lavoro. Storie di uomini (e donne) in viaggio: ma al centro del racconto c’è sempre anche lei, In mostra La Aziza 3, la Land Rover 109 a benzina con cui Nino Cirani compì nel ‘68 il viaggio dall’Alaska alla Terra del Fuoco. Ora è esposta al Museo dell’automobile di Torino
l’Aziza 3, protagonista di un record mai raggiunto all’epoca da un veicolo a motore, quota 5007 metri, sul Cerro Rico, nelle Ande boliviane.
Cirani poi trascorrerà più di otto anni in giro per il mondo vivendo, dormendo e mangiando nelle sue Land Rover. Nel ristretto abitacolo trovano posto il fornello da cucina, un frigorifero, due casse per i ferri e gli indumenti, un doppio serbatoio per l’acqua con due rubinetti interni e, ovviamente, l’attrezzatura fotografica.
«Abitare nell’auto per noi era la dimensione giusta», racconta Giuse, moglie e coraggiosa compagna d’avventure. «Tutto era organizzato nei minimi dettagli. In modo spartano ma perfetto. Dormivamo nella tenda, l’accesso era dal cofano, salivamo appoggiando i piedi sulla ruota di scorta. Non cucinavo all’aperto, ma sempre dentro. E al rientro a casa tutto mi sembrava stranamente grande». Ritmi regolati dalla luce del sole. Niente telefoni, aria condizionata, gps. L’itinerario è tracciato con un bastoncino sulla sabbia, una bussola e le indicazioni dei tuareg.
In Niger le indigene divorano le creme della bionda Giuse. Nei pressi del lago Turkana guerrieri samburu circondano la vettura: Nino prontamente Questione di misure Nino Cirani e la moglie Giuse nel deserto di Arakaou in Niger nel 1977 (Nino Cirani - Archivio Fotografico) offre biscotti e sigarette. Grazie a quel gesto, lui e l’amico-collega Vittorio Parigi riescono a salvare la pelle: sorte opposta toccherà, poco dopo, ad un inglese. E come non ricordare il freddo patito sulle montagne del Pakistan? Episodi «ordinari» entrati nella leggenda. Cirani, modenese d’origine, milanese d’adozione, appassionato di bici, alpinismo, vela, ma soprattutto straordinario fotografo, sul tetto di tutte le sue vetture alla ricerca dello scatto migliore aveva montato una scala di sei metri d’altezza.
«Nino è stato un pioniere», ricorda Paolo Solari Bozzi, delfino e discepolo dell’avventuroso fotoreporter. «Partire alla Cirani, per noi che siamo venuti dopo, è un modo di viaggiare. Con i suoi Land Rover ha percorso qualcosa come 600 mila chilometri, in tutte le latitudini e longitudini, visitando e fotografando praticamente ogni angolo della Terra. Ha fatto scuola alla folta schiera di appassionati di raid automobilistici».
I segreti di Nino Cirani, scomparso nel 1998, sono svelati da un manuale del 1973, Il Raid Automobilistico: Come Dove Quando, edizioni Domus, ancora l’unico nel suo genere. Mentre è stato digitalizzato il suo straordinario archivio fotografico, 200 mila diapositive a colori. «L’Aziza è un esempio di memoria, un oggetto monumentale» sottolinea il direttore del Museo dell’Automobile Rodolfo Gaffino Rossi. «In tantissimi mi hanno chiesto di esporla; e per vederla c’è stato perfino chi è arrivato dalla Sicilia».