Viaggio alla scoperta dei rapporti umani
Lo spirito esplorativo ha accompagnato per secoli il cammino dell’uomo. Ma poi il mondo si è fatto piccolo e sovraffollato e il desiderio di conoscere ha lasciato il posto a diffidenze e timori. Sarà però proprio la curiosità a salvare il mondo e il viaggio può ripartire dall’esplorazione dell’arte, anche sui social network. Edoardo Boncinelli apre così il primo numero del 2016 de «la Lettura», in edicola domani, che possiamo percorrere seguendo il filo rosso dei rapporti umani.
Viviamo forse in una non-società? — si domanda Adriano Favole. Scomparsi i luoghi di incontro, vengono meno i legami tra le persone che non siano dettati dal puro interesse. Per non cadere in un buco nero in cui prevalgono teoremi razzisti e integralisti occorre riscoprire nuove ragioni di convivenza. In una società sempre più indaffarata e solitaria, il rischio è incappare in surrogati dei rapporti umani. Come il mukbang, fenomeno, analizzato da Anna Momigliano e Andrea De Benedittis, che interessa milioni di sudcoreani: ogni sera guardano in streaming sconosciuti che mangiano o cercano su chat amici con cui condividere i pasti.
Ritroviamo quindi luoghi di incontro e scambio. Come l’aula della scuola di don Lorenzo Milani a Barbiana dove un cartello con il motto «I Care» ricorda «mi importa, mi sta a cuore» da cui nacquero molti testi del sacerdote. Quegli scritti sono stati raccolti in un’edizione nazionale — in uscita a settembre per i Meridiani Mondadori — diretta da Alberto Melloni. Ed è proprio lo storico a raccontarne trama filologica, passione civile e attualità.
Su «la Lettura» di domani riscopriamo anche i giochi dell’infanzia in cui i bambini prendono coscienza delle proprie emozioni. E incontriamo lo sguardo di pietra di Buster Keaton a mezzo secolo dalla morte. Come ricorda Maurizio Porro, l’attore amava gli atti senza parole: attraverso quello sguardo interagiva con il pubblico. E a bordo della Nave san Giusto, nel reportage fotografico di Fabrizio Villa, i legami perduti si ricongiungono negli occhi dei «figli del mare», bambini e ragazzi tratti in salvo dalle acque del Mediterraneo.