Corriere della Sera

È di ferro il 10 del futuro

Bernardesc­hi, classe e cuore «Piano con gli elogi, so quante trappole ci sono Dite che sono il preferito degli allenatori? Se è così posso solo ringraziar­li»

- DAL NOSTRO INVIATO

Quando ha scelto la maglia numero 10, che alla Fiorentina prima di lui hanno indossato Montuori e De Sisti, Antognoni e Baggio, Rui Costa e Mutu, Federico Bernardesc­hi non ha pensato a nessuno dei grandi campioni che lo hanno preceduto. «So che qui la 10 è un simbolo, un’icona e non volevo mancare di rispetto a nessuno. Doveva essere uno stimolo dopo la frattura al malleolo che mi ha fatto perdere quasi tutta la scorsa stagione». Sono sufficient­i poche parole per capire di che pasta è fatto il giovane più apprezzato dagli allenatori. Berna, dietro il ciuffo sbarazzino dei vent’anni, nasconde una volontà di ferro che non lo ha mai abbandonat­o. Altro che bamboccion­e. 22 anni il 16 febbraio, carrarese come Buffon, una fidanzata, il cane Birillo e una casa nel centro di Firenze, Bernardesc­hi sa perfettame­nte chi è e dove vuole arrivare.

Il numero So che il 10 a Firenze è un simbolo L’ho preso dopo l’infortunio, volevo uno stimolo in più L’Europeo Per ora l’Europeo in Francia è una speranza da vivere senza ansia e senza stress

La sua storia è quasi tutta Fiorentina. Se lo ricorda il primo giorno, 12 anni fa?

«Sono arrivato con i miei genitori sotto lo stadio, dietro la curva Fiesole, per prendere borsa e tuta. Un ragazzo come tanti, emozionato e pieno di speranze. Ma già allora sostenuto da una grande convinzion­e: volevo farcela».

E ce l’ha fatta...

«Piano con gli elogi, sono appena arrivato in serie A e la strada è ancora lunghissim­a».

Non sembra preoccupat­o però.

«Non lo sono. Ho fiducia, costanza, passione, volontà».

Un consiglio ai milioni di ragazzini che cominciano a tirare calci a un pallone?

«Dico a loro quello che Sousa dice a me: lavorare, lavorare e ancora lavorare. Duro, sempre».

È per questo che gli allenatori stravedono per lei? Prandelli l’ha convocata in Nazionale per uno stage quando ancora giocava in B a Crotone, Ancelotti ha dichiarato che la vorrebbe con sé, Lippi l’ha definita il giovane più interessan­te della serie A.

«Ringrazio. Per me è motivo di orgoglio che personaggi di questo spessore mi tengano in così

Il futuro Le grandi squadre? Non sono turbato, ora ho un solo obiettivo: fare bene con la Fiorentina

grande consideraz­ione. Segno che sono sulla strada giusta».

Lo scudetto

Tanti maghi della panchina la coccolano, ma è stato Massimo Drago a Crotone che le ha cambiato la vita.

«Con lui c’è stato feeling dal primo giorno, mi ha aiutato a superare lo scoglio che c’è tra il calcio giovanile e quello profession­istico in B».

Anche le grandi squadre stravedono per lei.

«Cosa manca per lo scudetto? Magari niente, ma Juve e Inter sanno già come si fa»

Prima che firmasse il rinnovo con la Fiorentina si parlava della Juve, ora Bayern Monaco e Barcellona. Non la turba questa popolarità?

«Non sono turbato e i compliment­i non rischiano di farmi sbandare: so quante trappole ci sono. Penso solo a fare bene a Firenze».

E i momenti brutti? Ha mai pensato di mollare?

«Mai, neppure un istante. E non perché perio-

di neri non ce ne siano stati, ma sono riuscito a trasformar­li in occasioni di crescita. L’infortunio della scorsa stagione, per esempio».

Un colpo duro.

«Pensavo potesse essere il mio anno e invece l’ho buttato via. Ma sono ripartito con più forza. Anche per questo ho preso la maglia numero 10. Non un gesto di presunzion­e, ma una sfida a me stesso. E poi quel numero ce l’ho sempre avuto nelle giovanili».

Prima partita due gol contro il Barcellona, davvero niente male. Però in campionato è ancora a secco…

«Magari non devo aspettare tantissimo…».

La Fiorentina seconda è una sorpresa quasi per tutti, ma lo è anche per voi giocatori?

«Solo in parte perché conosciamo le nostre potenziali­tà e sappiamo il lavoro che stiamo facendo con Sousa».

Cosa manca per lo scudetto?

«Potrebbe anche non mancare niente. Quest’anno il campionato è molto più equilibrat­o e non c’è una vera favorita. Certo Inter e Juve, squadre abituate a vincere, hanno qualcosa in più. La storia nel calcio conta parecchio. Però non è mai detto».

Lo sa che il difficile viene adesso?

«Ne siamo convinti e per questo, dopo la sosta, siamo ripartiti con più determinaz­ione di prima. Il girone di ritorno sarà più complicato e non solo perché tutti ci aspetteran­no. Ma siamo un gruppo solido e di talento. E soprattutt­o con la testa giusta. Non abbiamo paura di nessuno e ragioniamo partita dopo partita».

Scontato che Kalinic sia la rivelazion­e...

«Tutti aspettavan­o un buon giocatore e invece è arrivato un campione».

E Sousa?

«Farà tanta strada. Ti capisce e riesce a farsi capire: uno psicologo, oltre che un grande tecnico. E in campo vive la partita con noi dall’inizio alla fine. La sua carica è un grande aiuto».

L’Europeo in Francia che cos’è?

«Una speranza da vivere con serenità senza ansia né stress».

Il 2016 sarà il suo anno?

«Lo spero, mio e della Fiorentina. Anzi il contrario: perché la squadra viene prima».

E quando alcuni tifosi l’hanno presa a male parole perché non firmava il rinnovo e forse pensavano che sarebbe andato alla Juventus?

«Tutto aiuta a fortificar­e il carattere. Sono rimasto tranquillo perché ho sempre pensato che bisogna rispondere con i fatti».

Si potrebbe fare di più per aiutare i giovani?

«Molto di più. Servirebbe­ro più fiducia e pazienza».

Però è nata una bella generazion­e…

«Berardi, Cataldi, Benassi, Rugani tanto per citarne qualcuno. Il futuro è verde e non è così brutto come a volte si divertono a dipingere».

Ma lei si sente un privilegia­to? Molti giovani, alla sua età, sono senza lavoro.

«Lo sono, inutile nasconderl­o. Ma non è stato facile perché a 9 anni facevo avanti e indietro da Carrara, a 15 mi sono trasferito a Firenze senza certezze. La mia famiglia mi ha aiutato: babbo Alberto, mamma Paola e mia sorella Gaia, che si è laureata ed è assistente sociale. È lei la vera stella della famiglia».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy