Corriere della Sera

Il lungo odio con i sunniti

- Di Roberto Tottoli

La divisione sunniti-sciiti risale alla morte di Maometto. La via sunnita è quella della gran maggioranz­a dei musulmani ( nella foto una delle manifestaz­ioni in Iran, a Mashada)

La divisione tra sunniti e sciiti risale alla morte del profeta Maometto nel 632 d.C. Per il «partito di Alì», in arabo shi‘at ‘Ali, da cui deriva il nome «sciiti», il legittimo successore di Maometto doveva essere ‘Ali, suo genero. E dopo di lui dovevano regnare i suoi discendent­i con il titolo di imam. Ma la questione della succession­e non fu solo politica: per gli sciiti gli imam erano e sono una guida anche religiosa.

Per i sunniti, invece, i primi sovrani, chiamati «califfi», furono scelti tra i compagni di Maometto, senza alcun ruolo religioso ma solo con il dovere di garantire l’ideale unità della comunità.

Nel corso dei secoli il sunnismo è stato la via seguita dalla stragrande maggioranz­a dei musulmani, mentre lo sciismo si è a sua volta frantumato in svariate sette circoscrit­te ad alcune regioni.

I motivi di tali divisioni hanno sempre avuto origine intorno all’autorità religiosa, più o meno accentuata, attribuita agli imam. Gli alauiti di Siria o i Drusi, oppure gli ismailiti guidati dall’Agha Khan ne sono gli esempi più estremi e noti. Oppure, all’opposto, vi sono correnti come quella degli

L’autorità Per i musulmani sciiti gli imam sono sempre stati una guida sia politica che religiosa

zayditi dello Yemen, moderati, assai vicini ai sunniti. Quasi il novanta per cento degli sciiti segue lo sciismo imamita. Tale corrente unisce la maggioranz­a della popolazion­e irachena, ha una sua roccaforte storica nel Libano di Hezbollah ed è soprattutt­o religione ufficiale in Iran dal XVI secolo.

La Rivoluzion­e iraniana del 1979 ha rappresent­ato il momento più alto di una comunità religiosa che ha invece spesso conosciuto marginalit­à, persecuzio­ni o dissimulaz­ioni per sopravvive­re. La storia degli sciiti è infatti costellata da sofferenze ben rappresent­ate dalla morte dell’imam Hussein, il figlio di ‘Alì, fatto trucidare dal califfo omayyade sunnita nel 680 d.C. a Kerbela, nell’odierno Iraq.

I sunniti hanno sempre guardato con sospetto ai sostenitor­i di concezioni sciite. Oggi le posizioni più marcatamen­te anti-sciite sono sostenute dall’Arabia Saudita. Il wahhabismo è segnato da un

Su Twitter La condanna della Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei: «Il risveglio sciita è insopprimi­bile»

odio feroce contro gli sciiti, trattati alla stregua di miscredent­i e avversati nel loro credo e nelle forme di culto verso i venerati imam. La Rivoluzion­e iraniana che ha consegnato il Paese al di là del Golfo Persico al clero sciita ha acuito tensioni e rivalità.

La minoranza sciita che vive ancor oggi in Arabia Saudita soffre tali difficoltà e una rivalità crescente. Si tratta di una presenza antica, come la presenza sciita in Bahrein, ma marginaliz­zata dalla realtà politica saudita, in altalenant­i fasi di riavvicina­mento e confronti sanguinosi. I moti di protesta nel clima delle cosiddette primavere arabe dopo il 2011 hanno ulteriorme­nte acuito incomprens­ioni irrigidend­o le autorità saudite.

Allo stesso tempo, la crescita dell’influenza di correnti salafite sempre più avverse allo sciismo presso la corte saudita spinge per colpire la minoranza sciita con divieti e azioni coercitive.

In tali condizioni e con le crisi regionali in atto, le possibilit­à di dialogo sembrano sempre più difficili. E le esecuzioni di ieri accrescono gli storici e insanabili contrasti rischiando di infiammare ancor di più tutta la regione.

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L’assalto In un’immagine diffusa su Twitter il tentativo di rimuovere la bandiera saudita dalla sede del consolato nella città di Mashhad, in Iran, dopo l’esecuzione dello sceicco Nimr al Nimr

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