L’ANTIPOLITICA DI GRILLO? LA INVENTÒ FANTOZZI
Il Fantozzi che è in noi. Sono passati 90 anni dalla prima proiezione della Corazzata Potëmkin di Sergei M. Eisenstein, 40 dalla celebre battuta del rag. Ugo Fantozzi, al termine dell’ennesima proiezione coatta: «Per me La corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca». Nel tempo, quella lapidazione cineclubistica (il film di Eisenstein non la meritava, ma qui sta il bello) è diventata una sorta di grido di liberazione contro la cultura del dibattito, la giusta vendetta contro le prescrizioni intellettualistiche, ma anche tante altre cose. Fantozzi rappresenta la rivolta contro la presunta superiorità antropologica della sinistra, la resistenza che l’impiegato oppone a chi vuole colonizzare il suo tempo libero, lo sberleffo nei confronti dell’imbecillità di chi ci comanda. Genova per noi. L’anatema di Fantozzi appartiene al lessico dell’angheria e, soprattutto, dell’inadeguatezza al punto che l’aggettivo «fantozziano», come ha scritto Claudio Giunta «è il nome della frizione tra un uomo semplice e le infinite trappole che la vita moderna, o la vita tout court, semina sul suo cammino». E se fosse anche il prototipo dell’antipolitica? Se i «vaffa» di Grillo, il turpiloquio vindice di tutti i torti e il tragicomico web-giustizialismo dei suoi seguaci nascessero dal Fantozzi che è in noi? Destino fantozziano vuole che Grillo, con i suoi ologrammi e le sue irriverenze furbesche di fine anno, sia spesso vittima dell’archetipo. Per me...