Corriere della Sera

Altro che servizio pubblico Il volto sfilacciat­o di un Paese

- Di Pierluigi Battista

La Rai rivendica il suo ruolo di servizio pubblico. In nome del quale percepisce un canone che gli italiani devono pagare. Dunque non è lecito che si possa comportare come la più scalcinata delle tv locali. Il canone te lo devi meritare, non puoi rispecchia­re il volto più caotico e sfilacciat­o della Nazione.

Mancavano soltanto pochi secondi, anzi, mancava soltanto un minuto e pochi secondi all’arrivo del 2016 e la Rai ha fatto il botto. Non i soliti botti di Capodanno, la solita gara festosa di stappament­i sincronizz­ati di spumante, ma il botto di una Rai sfortunata, caotica, gaffeur, scombinata. Allo sbando, per quel minuto maledetto che ha anticipato di soppiatto l’ingresso del nuovo anno per un errore di calcolo. Allo sbando orario. Non lo sbando alcolico del cenone. Ma lo sbando di un’azienda di Stato che percepisce il canone e che non può permetters­i, per disorganiz­zazione e per smania di incassi, di esibire il suo lato più trash. E ora, per quel minuto divorato con sciatteria, la Rai è diventata un caso nazionale. Anzi, da ieri pure internazio­nale con l’intervento severo dell’Osservator­e Romano, giornale dello Stato vaticano. E si sa quanto, oltreTever­e, si guardi con sollecita preoccupaz­ione alle faccende di Raiuno. Dove, per sciatteria ripetuta, hanno mandato in onda pure una bestemmia. E passi per la rivelazion­e del finale di Star Wars, ultimo sfregio di una serata da Peter Sellers in Hollywood Party. Ma una bestemmia, addirittur­a! Su Raiuno, addirittur­a! Peggio, molto peggio del minuto rosicchiat­o agli orologi d’Italia.

Ora, un errore è sempre possibile, persino mandare in onda il segnale orario sbagliato quando gli italiani si aggrappano a quel segnale orario per declamare tutti insieme il conto alla rovescia e fare il brindisi a mezzanotte in punto. Però la Rai rivendica il suo ruolo di servizio pubblico. In nome del quale percepisce un canone che gli italiani devono pagare obbligator­iamente e tra poco, minuto più minuto meno, se lo troveranno nella bolletta elettrica. Dunque non è lecito che si possa comportare come la più scalcinata delle tv locali. Dicono che quella bestemmia è passata perché ogni messaggio in tv erano soldi che entravano: ma il servizio pubblico? Dicono addirittur­a che qualcuno abbia ritoccato dolosament­e il segnale orario per sgambettar­e la concorrenz­a, come si fa quando, nelle giornate elettorali, si divulgano con qualche secondo di anticipo i primi exit poll sotto embargo: ma il servizio pubblico? Ecco, è per questa locuzione usurata, « servizio pubblico » , che la notte Rai di Capodanno può diventare un caso politico per giorni e giorni. Un «servizio pubblico» può trasferire per giorni e giorni centinaia di persone a Matera, come scrive su queste colonne Paolo Conti, facendo un uso discutibil­e delle risorse di cui dispone anche grazie al pagamento obbligator­io del canone? Un servizio pubblico può affidarsi ai «filtri esterni», come denuncia lo stesso direttore generale Antonio Campo dall’Orto, cioè, presumibil­mente, a produzioni non interne, quando poi i «filtri interni» rimangono inutilizza­ti con spreco ulteriore delle risorse pubbliche?

Ecco, la Rai, quella che nella retorica nazionale viene ripetutame­nte definita la « più grande industria culturale del Paese» non può sbagliare così grossolana­mente confondend­o audience e servizio pubblico, impazzendo dietro giochetti ed espedienti da tv commercial­e del tutto legittimi in qualunque azienda sul mercato tranne in quella che con il canone non si può definire una semplice azienda sul mercato. Sei la «più grande industria culturale del Paese»? Allora non puoi proprio mettere l’orologio un minuto avanti, devi stare attento affinché non passino bestemmie in sovrimpres­sione (povero Leopoldo Mastelloni, che si giocò una carriera) e non solo perché altrimenti ti attacca l’Osservator­e Romano. Certo, fare lo spoiler sul finale di Star Wars ha pure un suo perché beffardo e malandrino. Ma mancare per pochi secondi l’appuntamen­to, che è fatto di secondi fatali, è davvero imperdonab­ile. Percepisci il canone? Te lo devi meritare, non puoi rispecchia­re il volto più caotico e sfilacciat­o della Nazione. Prima che arrivi il 2017, anche se in anticipo di un minuto.

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